Inglese al Politecnico

Intervento nella riunione congiunta di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione:

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Personalmente non sono affatto contrario acché si tengano insegnamenti e corsi di studio in inglese, ed in tal senso riterrei ragionevole e condivisibile una politica di ateneo che promuovesse ed incentivasse questa possibilità; tuttavia la sentenza del TAR ci dà l’ulteriore occasione di riflettere sulla circostanza che tale possibilità sia effettivamente una possibilità (auspicabile quanto si vuole) e non un’esclusività obbligatoria per tutti i corsi di studio (è il principio di proporzionalità richiamato nella sentenza).

Anche perché taluni (corsi di studio) potrebbero ritenere utile ed opportuna questa differente modalità di erogazione e quindi accogliere con favore la promozione auspicata, mentre per altri la modalità potrebbe risultare ostativa ad una corretta fruizione del percorso culturale offerto.

In tal senso, la sentenza del TAR ci pone in questa situazione: passare dall’eccezione dell’uso della lingua italiana in un insegnamento o corso di studi (così come anche il Rettore prevedeva(1) nella riunione del Senato Accademico del 21 maggio 2012 a valle della delibera sull’uso esclusivo dell’inglese) ad un uso della lingua inglese in quei casi che si ritengono motivati, condivisi, promossi ed incentivati quanto si crede. Pur se di aspetto all’apparenza marginale, ritengo che tale situazione mostri un contenuto sostanziale, in quanto

  • ribalta il rapporto di forze in gioco a favore di una chiarezza di distinzione tra il diritto e la promozione;
  • mantiene immutato il beneficio derivante dalla formazione alla lingua inglese sinora sperimentata da docenti, personale e studenti;
  • presenta il medesimo vantaggio verso l’internazionalizzazione del nostro Ateneo che noi tutti auspichiamo.

Come ogni proposta politica di così forte impatto, anche questa ha necessità di essere maggiormente condivisa, tenendo conto delle diverse specificità e valorizzando le competenze. Ecco perché non farei né un passo indietro (rinunciando in toto alle azioni rivolte verso l’internazionalizzazione) né un passo in avanti (ricorrendo al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR), ma un passo a lato, auspicando un’apertura verso una maggiore condivisione e partecipazione al tema delle strutture coinvolte e dei colleghi tutti.

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(1) “se in aula tutti gli studenti sono italiani e il docente è italiano nessuno può impedire, se gli studenti lo chiedono, di usare la lingua italiana, così come oggi ci sono corsi formalmente in italiano ma nei quali è possibile, se tutti gli studenti e il docente lo ritengono utile e opportuno, tenere le lezioni in lingua inglese”

(nota) ho espresso pare contrario al ricorso al Consiglio di Stato

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