La ricerca universitaria in Italia

Intervista di Andrea Silla [AS] nel programma televisivo Buongiorno Regione Lombardia in onda su Rai 3, con Chiara Zuccato [CZ] (Università di Milano), nell’ambito del MeetMeTonight 2013:

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2013-09-27 Pass Rai[AS] Il ricercatore è qualcuno che lavora sul presente per migliorare il futuro, ma fare ricerca oggi vuol dire anche fare tanti anni come lavoratore precario, magari non avere un grande stipendio, magari vedere tanti colleghi che scappano all’estero perché sono pagati meglio; questo è fare ricerca oggi. Noi parliamo di ricerca proprio con due ricercatori, due ricercatori che hanno ricevuto riconoscimenti nazionali ed internazionali: sono Chiara Zuccato, ricercatrice dell’Università Statale di Milano…

[CZ] Buongiorno.

[AS] …e Maurizio Zani, che è ricercatore del Politecnico.

[MZ] Buongiorno.

[AS] Allora Zuccato, prima delle critiche gli elogi, diciamo così: ambito… sognato… probabilmente per voi rimane il lavoro più bello del mondo il ricercatore.

[CZ] Sicuramente, perché ci consente ogni giorno di inseguire la nostra passione […]

[AS] Zani, la realtà però ci dice anche che ci sono 23 000 ricercatori stabili in Italia e 60 000 ricercatori precari, e dicevamo lo stipendio non è da sogno…

[MZ] Mah, sicuramente quello dei precari della ricerca è un tema importante, perché sappiamo che un dottorando di ricerca, uno studente che ha appena conseguito la laurea e vuole cercare di intraprendere questo cammino ha un assegno mensile di circa 1 000 € al mese, come ordine di grandezza.

[AS] Stiamo parlando di una persona che spesso si è laureata con il massimo dei voti, ha conseguito un dottorato in maniera eccellente…

2013-09-27 In studio[MZ] Assolutamente sì. Prosegue, e il cammino è comunque precario per un certo numero di anni. Però a me piace vedere, oltre a questo problema, anche l’aspetto positivo… l’aspetto positivo è che i nostri studenti, i nostri ricercatori sanno ben vendersi all’estero, e quindi è vero che alcuni fuggono all’estero perché ciò che è la loro retribuzione qui in Italia non è così elevata rispetto al confronto europeo, ma sono poi presi all’estero perché la loro capacità, la loro formazione tecnica si può ben spendere all’estero e quindi il fattore di internazionalizzazione costruito “in casa”… si spende bene.

[AS] Assolutamente. Zuccato, però è vera questa cosa: tanti vostri colleghi sono andati all’estero, in particolare c’è un dato, il dato della crescita a due cifre, stiamo parlando del 30-40% di crescita in questi anni di ricercatori che vanno in Germania. Sarà capitato anche a lei di conoscere persone che hanno detto “No, in Italia adesso basta, me ne vado all’estero”.

[CZ] Certo, sicuramente, e il motivo è che all’estero dopo aver concluso un dottorato o un periodo di post-doc si ha una maggiore possibilità di accedere a finanziamenti, sia nazionali che internazionali, se si hanno buone idee […]

[AS] Si, anche perché poi lo dicevate bene: l’università, in fin dei conti, prepara in maniera eccellente se ci cercano all’estero. Però dicevamo, Zani, la situazione dei finanziamenti è piuttosto… insomma, non dico deprimente, ma diciamo fa riflettere.

[MZ] Fa riflettere sicuramente anche perché noi siamo, detto sinteticamente, un’università di serie A dal punto di vista dei risultati e di serie B dal punto di vista dei finanziamenti. Pubblichiamo circa un decimo un ventesimo di tutte le pubblicazioni scientifiche nel mondo… un decimo un ventesimo vengono da noi, ma è pur vero che il finanziamento, quello che va sotto il nome di Fondo di Finanziamento Ordinario che arriva dallo Stato è poco confrontato con quello che è l’equivalente in altre strutture europee. Basti pensare che il fondo di finanziamento che arriva a 66 atenei italiani, bene, metà di questo è equivalente a quello che arriva alla sola Harvard. Quindi potremmo ottenere ben di più, ma già con quello che abbiamo siamo sicuramente di serie A.

[AS] Zuccato, mai pensato di mollare, di trasferirsi all’estero, di magari cercare un altro lavoro più remunerato, con meno difficoltà di tutti i giorni?

[CZ] Assolutamente mai, mai pensato di mollare […]

[AS] Zani, un’ultima cosa, facciamo un esempio: lei si trova davanti un giovane laureato che le dice “Mah, io ho finito l’università, la mia idea è fare il ricercatore”. Cosa fa? Gli dice “Lascia perdere” o magari ha qualche idea in merito?

Meet me tonight[MZ] No, assolutamente di perseguire questo obiettivo, perché l’università italiana è in grado di formare con competenze tecniche i suoi studenti, i suoi studenti sono valorizzati in Italia, anche e parecchio all’estero, anche a scapito dei finanziamenti (come diceva prima Chiara) cui siamo soggetti. E sicuramente, comunque, l’entusiasmo è la prima cosa da portare avanti nel fare… nel fare questo mestiere… definirlo mestiere è un pochettino… diciamo non proprio corretto, è la cosa… è la cosa più bella, veramente la cosa più bella, e quindi vi aspettiamo alla Notte dei ricercatori per mostrarvi e farvi partecipi di queste… di questa nostra passione.

[AS] Grazie ai nostri due ricercatori che ci hanno trasmesso, oltre alla competenza, un grande entusiasmo.

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