Commento all’articolo di Antonella De Gregorio sul Corriere della Sera:
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E’ un’analisi che non condivido: io, molto sinteticamente, direi che siamo un’università di serie A dal punto di vista dei risultati ed una di serie B dal punto di vista dei finanziamenti.
- le università in italia sono tante? Non mi sembra, ve ne sono (per abitante) poco meno di quelle inglesi, la metà di quelle tedesche, un quarto di quelle francesi ed un ottavo di quelle americane
- come veniamo finanziati? Andiamo male, rispetto al PIL veniamo finanziati la metà della media europea, quasi come l’Ungheria; evitiamo il confronto con Canada o Stati Uniti…
- abbiamo troppi laureati? Non credo, ne abbiamo (percentualmente) la metà della media europea
- in classifica siamo solo nei primi 500 posti? Beh, si stima che vi siano circa 15000 università nel mondo, per cui rientriamo nel 3% dei migliori, che mi sembra di tutto rispetto
- che ruolo abbiamo nel panorama scientifico? Direi buono, siamo 8° al mondo come numero di pubblicazioni, e 7° come numero di citazioni
Certo che finché abbiamo economisti che ritengono che “riversare più fondi in questo sistema è come buttarli al vento” (cfr. Perotti e Giavazzi) oppure che “le nostra università non sono al livello, però l’Italia ha un futuro enorme nel turismo” (cfr. Zingales) non faremo grandi passi in avanti.
Se non fosse decisamente fuorviante direi “fermiamo il declino“…