La lunga notte della ricerca

Intervista di Cristina Giordano e Paola Fabbri [PF] nel programma radiofonico Radio Colonia in onda sulla radio tedesca Funkhaus Europa:

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Funkhaus Europa[PF] Si ha un po’ l’impressione che i ricercatori vivano in una sorte di torre d’avorio, un po’ al di sopra… al di fuori del mondo reale. Quello della ricerca è davvero un mondo a sè?

[MZ] Diciamo, lo è sempre di meno perché con le occasioni come La notte dei ricercatori, come i vari Festival della scienza, si cerca di portare la ricerca, i ricercatori e quello che studiano alla portata e alla conoscenza di tutti, ovviamente modulando il linguaggio a seconda degli ascoltatori.

[PF] Vogliamo allora fare subito un esperimento, visto che di ascoltatori noi ne abbiamo molti e lei è un esperto sull’elettromagnetismo. Come spiegherebbe in maniera… alla portata di tutti, come diceva lei, l’elettromagnetismo?

[MZ] Allora proviamoci; in questo momento mi sto occupando di un microscopio elettronico ultraveloce. Che cosa vuol dire? Un microscopio elettronico serve, come i microscopi ottici, a vedere cose molto piccole; nel contempo, associando a questo microscopio elettronico un laser, che è in grado di produrre degli impulsi molto brevi, riesco ad ottenere un microscopio elettronico ultraveloce, che è come fare un filmato in cui la distanza tra i singoli fotogrammi è molto breve, e sto osservando cose molto piccole. Questo mi consente di osservare quei fenomeni che avvengono su scale temporali che sono ben lontane dal quotidiano, quindi dell’ordine dei femtosecondi, picosecondi, nanosecondi… quindi ad esempio spostamenti di cariche, reazioni chimiche e quant’altro.

[PF] Cose assolutamente non alla portata della nostra immaginazione. Ma qual è lo stato della ricerca in Italia, quali sono i campi in cui si sperimenta di più, e quali invece quelli dove forse si dovrebbe farlo e non è possibile invece portare avanti la ricerca?

[MZ] A me piace pensare che la ricerca sia speculativa e soprattutto curiosity oriented, dev’essere la curiosità che guida la ricerca.

[PF] Ecco, che dovrebbe condurre, alla fine (almeno questo dal punto di vista di chi ricercatrice non è), a progetti che in qualche modo cambino anche il quotidiano del cittadino normale, o no?

[MZ] Avviene sicuramente il cambiamento, alcune volte avviene senza che noi ne siamo a conoscenza, e quindi anche la fisica delle particelle elementari si ribalta poi nel quotidiano in un modo che a noi alcune volte è invisibile. E proprio questo è il motivo per cui il festival della scienza come questo, La notte dei ricercatori, e altri eventi simili devono contribuire a far capire quali ricadute (che ci sono, ovviamente!) della scienza sono alla portata di tutti e alla conoscenza di tutti.

[PF] Quali sono, poi, dei risultati per noi non percepibili, ma che di fatto comunque condizionano la nostra vita?

[MZ] Ai giorni nostri il web aiuta, e quindi conosciamo sicuramente di più, ma se le cito ad esempio le nanotecnologie, il grafene… adesso sono più alla portata di tutti, e lo studiare nuovi materiali servirà poi a costruire nuove apparecchiature con caratteristiche migliori dal punto di vista meccanico, elettrico, magnetico, termodinamico ecc. ecc. Noi tutti conosciamo l’elettronica, l’elettronica utilizza… uno dei materiali principi è il silicio, il silicio ha dei limiti che sono e intrinseci e dovuti al fatto che non è completamente noto… non sono completamente note le loro caratteristiche. Lo studio delle nanoparticelle, delle nanotecnologie consente di arrivare a, ad esempio, dispositivi elettronici che siano (faccio un esempio) più veloci, oppure la possibilità di memorizzare più informazioni a parità di area deposta di questi materiali, piuttosto che studiare materiali differenti (come è il grafene) che abbiano caratteristiche innovative.

[PF] Ma quindi, di fatto, è come dire: ha degli effetti anche sui cellulari che noi usiamo ogni giorno, che diventano (appunto) più veloci, hanno delle funzioni più ampie.

[MZ] Assolutamente sì; se non avessimo avuto lo studio e la ricerca sui materiali che le ho citato prima i nuovi cellulari non esisterebbero.

[PF] Oltre 500 ricercatori sono presenti. Negli ultimi tempi si parla molto di fuga di cervelli; noi qui in Germania abbiamo moltissimi giovani ricercatori italiani che, appunto, arrivano fino a qui in nord-Europa. Cosa dovrebbe fare l’Italia per tenerseli a casa, invece?

[MZ] Abbiamo sicuramente degli investimenti a livello europeo, ma serve l’investimento di base, che lo Stato dovrebbe sicuramente sostenere più di quanto fa adesso. La fuga dei cervelli, in sè, non rappresenta un problema, in realtà è una situazione nota: ricercatori, studiosi che vanno all’estero per compiere, o per ampliare o per cambiare le loro ricerche ce ne sono. Il problema è quando questi “cervelli” o altri “cervelli” che stanno all’estero non rientrano, il che vuol dire che non trovano delle condizioni ottimali per poter fare, alcune volte, ricerca qui.

[PF] E alla base di tutto c’è l’interesse per la ricerca, per la scienza uno degli obiettivi di questa due giorni, appunto di questa Notte dei ricercatori. Speriamo che molti vengano a visitarvi, che la loro curiosità e il loro sapere aumentino. Grazie a Maurizio Zani.

[MZ] Prego, buona sera a voi.

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