Adeguamento stipendiale ISTAT

L’adeguamento degli stipendi dei docenti e ricercatori universitari è previsto dall’art. 24 comma 1 della legge 448/1998 sulla base degli incrementi medi nell’anno precedente delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati

A decorrere dal 1 gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali.

come confermato anche dall’art. 5 comma 1 del DPR 232/2011 che regola il passaggio al nuovo regime della legge 240/2010 (Gelmini)

Fermo restando quanto previsto dall’articolo 9, comma 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, le tabelle di cui agli allegati 1, 2, 3 e 4 sono aggiornate ai sensi dell’articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.

Viene calcolato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e determinato annualmente (entro il 30 aprile) con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), con decorrenza dal 1 gennaio dell’anno in questione (e conseguente corresponsione dei mesi arretrati rispetto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale).

Si riportano di seguito i decreti e relativo adeguamento percentuale degli anni precedenti (ricordando che nel quinquennio 2011-2015 tale adeguamento è stato bloccato per i docenti universitari, così come gli scatti stipendiali, e sino al 2018 vi è stato il blocco della contrattazione per tutto il pubblico impiego)

Anno Decreto Adeguamento
2024 3.2% (13) 4.4% (14) 4.80% (15)
2023 DPCM 08/01/2024 (12) 1.50% (8) 2.80% (9) 4.90% (10) 0.98%(11)
2022 DPCM 25/07/2022 0.45% (7)
2021 DPCM 15/03/2022 0.91% (6)
2020 DPCM 13/11/2020 1% (4) 1.71% (5)
2019 DPCM 03/09/2019 2.28% (3)
2018 DPCM 03/09/2019 0.11% (2)
2017 0.00%
2016  0.00% (1)
2011-2015
2010 DPCM 30/04/2010 3.09%
2009 DPCM 29/04/2009 3.77%
2008 DPCM 07/05/2008 1.77%
2007 DPCM 27/04/2007 4.28%
2006 DPCM 02/10/2006 2.23%
2005 DPCM 13/04/2005 2.82%
2004 DPCM 14/05/2004 1.38%
2003 DPCM 20/06/2003 2.75%
2002 DPCM 17/05/2002 4.31%
2001 DPCM 28/05/2001 2.60%

(1) in base alla nota ISTAT di marzo 2016 (qui leggasi il comunicato stampa), restando in attesa di conferma da parte del DPCM

(2) così richiama la circolare 31/2018 della Ragioneria dello Stato sul bilancio di previsione per l’esercizio 2019

(3) valore indicativo in base all’aumento della retribuzione complessiva dei comparti istruzione e ricerca (qui la circolare 31/2018 della Ragioneria dello Stato sul bilancio di previsione per l’esercizio 2019, e qui il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2016-2018 per il personale non docente dell’università), sanità, enti locali e funzioni centrali, e mancando ancora l’adeguamento per il rinnovo dei contratti dei dirigenti. Si veda inoltre il comunicato stampa dell’ISTAT per il trimestre ottobre-dicembre 2018. L’aumento della retribuzione del personale docente sarà (vedi nota della CGIL) di circa il 3.4%, distribuito nel triennio relativo al rinnovo dei CCNL, ovvero uno 0.11% nel 2018 (vedi nota (2), la precedente), un 2.28% nel 2019 e circa l’1% nel 2020 (in attesa degli adeguamenti stipendiali residuali)

(4) si veda la nota precedente per comprendere la motivazione

(5) si veda il link nel mio commento del 14/12/2020

(6) in base al comunicato stampa dell’ISTAT di aprile 2021 si ipotizzava lo 0%

(7) come stimato nella nota ISTAT del 31/03/2022 citata nella circolare #23 del 19/05/2022 del MEF

(8) in base alla nota trimestrale ISTAT del 28/10/2022

(9) in base alla nota trimestrale ISTAT del 31/01/2023

(10) in base alla nota trimestrale ISTAT del 28/04/2023

(11) si veda la circolare del MEF #29 del 03/11/2023, e la nota della CGIL dell’08/11/2023 sulla differenza nel calcolo rispetto alla nota ISTAT

(12) si veda l’interrogazione parlamentare del senatore Francesco Verducci riguardo il ritardo nell’emanazione del DPCM

(13) in base alla nota dell’ARAN del 30/10/2023

(14) in base alla nota dell’ARAN del 31/01/2024

(15) in base alla circolare del MEF #16 del 9/04/2024

655 commenti su “Adeguamento stipendiale ISTAT”

  1. Qualcuno ha aggiornamenti circa l’estensione al personale dirigente delle disposizioni dell’ultima concertazione avvenuta per il personale non dirigente?
    Nel 2019 i Decreti Legislativi 27 dicembre 2019, nn. 172 (per le FF.PP.) e 173 (per le FF.AA.) estero tali norme concertative al personale dirigente in particolare i i DD.PP.RR. 15 marzo 2018, n. 39 e n. 40 (recepimento provvedimenti di concertazione riguardanti personale Forze di polizia ad ordinamento civile e militare e delle FA)

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    • Qualcuno ha aggiornamenti circa l’estensione al personale dirigente delle disposizioni dell’ultima concertazione avvenuta per il personale non dirigente?
      Nel 2019 i Decreti Legislativi 27 dicembre 2019, nn. 172 (per le FF.PP.) e 173 (per le FF.AA.) estesero tali norme concertative al personale dirigente in particolare i i DD.PP.RR. 15 marzo 2018, n. 39 e n. 40 (recepimento provvedimenti di concertazione riguardanti personale Forze di polizia ad ordinamento civile e militare e delle FA)

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  2. Chiedo scusa per l’ignoranza, ma come si spiega che al fronte di un aumento dell’inflazione dell’8-9% la rivalutazione è solo dello 0.45%?

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  3. In base alla nota ISTAT diffusa oggi ed inerente al III trimestre 2022, per ora l’aumento medio degli stipendi nella P.A. contrattualizzata (a valle del rinnovo dei contratti) è al +1,5 % su base annua.
    Per quanto ci riguarda, questo è un dato di partenza al di sotto del quale non potrà attestarsi la rilevazione sull’ultimo anno che rileva ai fini del DM sugli universitari non contrattualizzati, ossia quella che verrà pubblicata a fine aprile 2023 e che terrà presente ogni aumento assorbito fino a tutto il primo trimestre 2023 incluso.

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  4. Ma quindi, a parte lo 0,45% che forse sarà erogato nel 2023, c’è speranza che, sempre nel 2023, vi sia un ulteriore adeguamento e, se sì, di quanto potrebbe essere?

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  5. Leggendo l’articolo linkato in un commento dello scorso novembre, non ho capito se vi sarà corresponsione di arretrati anche per i dirigenti non contrattualizzati nel frattempo andati in pensione. Io lo scorso anno ho ricevuto solo arretrati relativi allo 0,91% ma non quelli dello 0,45%. Sono andata in quiescenza a fine 2021. I miei aggiornamenti sono quindi conclusi anche se i rinnovi contrattuali fanno riferimento al triennio 2019/2021?
    Grazie a chi saprà chiarirmi le idee.

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  6. Gli incrementi stipendiali dello 0,45% decorrono dal 1°gennaio 2022 ed il calcolo è fatto sulla base delle voci stipendiali in vigore a gennaio 2021.
    Essendo in pensione da fine anno 2021 , non ha diritto a tale incremento.

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  7. Buongiorno a tutti. In un comunicato di alcune organizzazioni sindacali rappresentative dei dirigenti di polizia ho letto la seguente frase:
    “Inoltre, appare altrettanto essenziale prorogare la disapplicazione della norma che, facendo venir meno l’adeguamento ISTAT e tenuto conto dell’architettura della contrattazione limitata ai soli aspetti normativi e delle indennità accessorie, se non prorogata introdurrebbe un meccanismo che ridurrebbe illegittimamente lo stipendio dei dirigenti”.
    Atteso che il meccanismo di adeguamento stipendiale è il medesimo sia per docenti universitari sia per dirigenti di polizia mi chiedevo quale sia la norma che farebbe venir meno l’adeguamento Istat e se questa riguardi tutto il personale della PA non contrattualizzato o solo i dirigenti di polizia.
    Grazie a chi mi vorrà rispondere.

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    • è l’art. 30, comma 7-quinquies, lettera b), n. 1), del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con legge 23 luglio 2021, n. 106, che ha prorogato la disapplicazione di finanziamento degli accordi negoziali di cui al comma 3 dello stesso art. 46 e degli eventuali provvedimenti di estensione ai dirigenti delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare «sino al 2023»

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      • Non sono d’accordo. Il 4,9% è relativo al periodo marzo 2022-marzo 2023, mentre gli adeguamenti ISTAT del personale non contrattualizzato sono sempre relativi all’anno solare precedente. Manca la conferma del dato sul 2,8% registrato a gennaio per il periodo dicembre 2022-dicembre 2023. Se fosse confermato, è quello il dato da prendere a riferimento.

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        • No. Si è sempre guardato alla rilevazione operata entro fine aprile (come indicato peraltro in cima a questa pagina), non a quella precedente. Ed è la rilevazione operata entro fine aprile che viene poi estesa all’anno solare di riferimento.

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          • In realtà non è esattamente così. Se prendiamo come riferimento il 2022 sia a gennaio che ad aprile le note parlavano di un incremento nullo per la pubblica amministrazione. Poi venne fuori lo 0,45%, inatteso. Lo 0,91% dell’anno scorso invece era per conteggi relativi ad arretrati, contabilizzati in ritardo. Riferendoci a quest’anno io credo che partiamo da una base del 2,8%, incontestabile, nei conteggi ulteriori potrebbe esserci un incremento, ma la differenza finale fino al 4,9% (quindi il restante 2,1%) io temo che la vedremo nel 2024 insieme alle ulteriori rilevazioni di quest’anno (che speriamo siano ancora corpose, per esempio non è stato ancora firmato il contratto dei medici ospedalieri 2019-2021).Resta poi il nodo degli arretrati. La maggior parte dei contratti firmati sono appunto 2019-2021, e quindi ritengo che ci sarà una nuova valutazione per conteggiare le differenze relative a quegli anni ma non so da dove si possano estrapolare queste informazioni.

          • Rispondo a Carlo (05/05/2023 alle 08:20) qui perché sotto non è possibile un’ulteriore risposta.
            Anche lo 0,45 % è stata una coda dovuta ad arretrati.
            La questione determinante è che ogni DPCM relativo agli adeguamenti annuli fa riferimento, nei propri “visto (…)” che precedono l’articolato delle norme, alle note inviate al M(I)UR da INPS a fine marzo, note che corrispondono nei contenuti (salvo, appunto, ricalcoli e/o arretrati) alle indicazioni circa l’aumento delle retribuzioni contrattuali nella PA poi diffuse tramite pubblicazione a fine aprile.

    • Grazie Francesco della risposta chiara. Ci sono quindi buone prospettive che l’incremento venga corrisposto interamente nell’anno in corso e che ci siano anche le quote arretrate nell’immediato. Speriamo che il DPCM venga pubblicato a breve

      Rispondi
  8. Domanda per gli esperti: dato che il 4.9% è frutto dei rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021, dobbiamo aspettarci un qualche aumento anche per gli anni 19-21 oppure il tutto si esaurirà con il 4,9% con decorrenza Gennaio 23?

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    • Difficile prevedere: negli anni scorsi la data del DPCM è stata molto variabile. Per fortuna ci sono i dirigenti di Polizia e forze armate che fanno pressione sul Governo…

      Rispondi
        • Questa lettera sembra chiarire quanto aveva riportato Andrea (il 05/04/2023 alle 10:27), ma sembra una questione diversa, ovvero riguarda i dirigenti delle Forze di polizia ad ordinamento civile,che vorrebbero ottenere un trattamento simile al personale dirigente delle Forze di Polizia a ordinamento militare e delle Forze Armate, che potrebbero avere un trattamento simile al nostro. Non mi e’ chiaro il legame di tale iniziativa con la nostra categoria?

          Rispondi
          • Quando c’è un miglioramento per una categoria dirigenziale, tale miglioramento viene poi applicato anche alle altre categorie. C’è stata la sola eccezione del Magistrati tra il 2011 e 2015. Le accessorie non sono state aggiornate malgrado due aumenti per i contrattualizzati. Ad ogni modo è importante portare all’attenzione del PCM la situazione del Personale dei settori dirigenziali del Paese. Speriamo che si smuova qualcosa entro l’anno in corso, magari regolarizzando tutto.

    • Se mi sbaglio gentilmente qualcuno mi corregga.
      Si attende il DPCM. Nessun arretrato per gli anni precedenti.
      Aumento mensile del 4,9% degli assegni fissi e continuativi a decorrere dal 1° gennaio 2023.

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  9. Esatto, se il dato elaborato dall” STAT dovesse essere confermato attraverso il DPCM, la decorrenza del dovuto è dal 1° gennaio 2023.

    Rispondi
    • Ho letto:
      “Carlo 05/05/2023 alle 08:20 – In realtà non è esattamente così. Se prendiamo come riferimento il 2022 sia a gennaio che ad aprile le note parlavano di un incremento nullo per la pubblica amministrazione. Poi venne fuori lo 0,45%, inatteso. Lo 0,91% dell’anno scorso invece era per conteggi relativi ad arretrati, contabilizzati in ritardo. Riferendoci a quest’anno … [omissis]”

      Pur concordando in gran parte con il post di Carlo dico che alla fin fine sono solo i DPCM annuali a contare. Prendo come riferimento la tabella in cima a questa pagina dove, come si vede, i citati incrementi sono stati applicati nei relativi DPCM. Di conseguenza – a meno di un tanto gradevole quanto inatteso DPCM – non spettano arretrati per gli anni precedenti ma solo dal 1° gennaio 2023.
      2022 DPCM 25/07/2022 0.45% (7)
      2021 DPCM 15/03/2022 0.91% (6)
      Ad ogni modo sarei felice di sbagliarmi. In attesa di leggere il prossimo DPCM, Cordialità.

      Rispondi
  10. Dato il l testo dell’art. 24, comma 1, della legge 23 dicembre 1998 n. 448:

    “Comma 1. A decorrere dal 1° gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali”.

    Sembrerebbe che l’aumento venga stabilito di anno in anno sulla base dell’incremento medio annuale, in questo modo pero’, nel caso in cui l’incremento medio stimato deriva dall’approvazione tardiva di contratti scaduti da anni, come ora, si crea una situazione anomala in quanto le categorie che hanno ricevuto gli aumenti dovuti ai rinnovi tardivi percepiscono gli arretrati mentre noi, per gli anni precedenti, “sembra” di no. Per cui viene alla luce un meccanismo strano che sembra generare “risparmi” sul bilancio dello stato, a carico delle nostre categoria. Risparmi che si ottengono grazie al tardivo rinnovo dei contratti dell’amministrazione pubblica, quindi a qualcuno conviene……Insomma più si ritarda più si risparmia, non solo sugli interessi per i tardivi pagamenti, ma soprattutto per quote di arretrati non versate alle nostre categorie. E’ veramente cosi?
    Nel caso, non sembra una buona pratica amministrativa.

    In altre parole, il suddetto meccanismo in presenza di rinnovi tardivi sembra non funzionare bene, ovvero grazie ai ritardi, si genera un risparmio sul bilancio dello stato che va a pesare sulle nostre categorie che non hanno responsabilità sui rinnovi contrattuali tardivi.

    Per comprendere quali sono le cifre in gioco, il tema dei possibili aumenti retroattivi e’ stato trattato anche qui, articolo già evidenziato in questo blog:
    https://m.flcgil.it/universita/docenti-universitari-l-adeguamento-istat-2021-quello-stimato-2022-e-alcune-previsioni-su-quelli-che-arriveranno-per-gli-anni-2020-2021-e-2022.flc

    Non mi e’ chiaro se in passato ci sono state situazioni analoghe? Ovvero se la situazione attuale e’ la norma? o se situazioni analoghe sono state risolte e trattate dai DPCM?
    Quale e’ la posizione dei sindacati su questo punto?

    Cosa ne pensate?

    Rispondi
    • Fino ad ora gli arretrati sono arrivati.
      Nel 2019 sono stati dati quelli del 2018 e nel 2022 quelli del 2021.
      DPCM 03/09/2019 decorrenza 1/1/2018 incremento 0,11 %
      DPCM 03/09/2019 decorrenza 1/1/2019 incremento 2,28 %
      DPCM 13/11/2020 decorrenza 1/1/2020 incremento 1,71 %
      DPCM 15/03/2022 decorrenza 1/1/2021 incremento 0,91 %
      DPCM 25/07/2022 decorrenza 1/1/2022 incremento 0,45 %
      Più che altro i sindacati dovrebbero intervenire per chiedere il rispetto della legge e non lasciare la categoria in costante clima di incertezza: ogni anno ci si chiede se il DPCM verrà firmato oppure no, non va bene, la tempistica deve essere rispettata.

      Rispondi
    • Secondo me hai ragione. Io sono perplesso sul fatto che possano arrivare arretrati. Nel passato non è mai successo, tranne che nel 2021. È vero però che tutti i contratti negli ultimi anni si sono fermati per via del blocco di contrattazione prima e della pandemia dopo, quindi mangiati la situazione è differente rispetto a prima. Credo che possiamo solo aspettare, a meno che non ci sia qualcuno che frequenta le sedi ministeriali che può darci informazioni aggiuntive

      Rispondi
    • Da quel che leggo nell’articolo credo che difficilmente quest’anno si vedrà qualcosa, il che è scandaloso. È evidente che così facendo lo Stato risparmia qualche milione.
      Alla fine, tra ottobre e dicembre 2023, forse avremo un aumento dell’1,50/2,00 %.

      Rispondi
      • In passato, come fa notare anche Fabio, gli aumenti medi stimati da ISTAT sono stati sempre ratificati dai DPCM, su questo sarei ottimista, penso sia solo questione di tempo.
        Il problema che volevo segnalare è che il valore stimato a 4.9% verrà pagato a partire dal Gennaio 2023, ma questa quota va a recepire anche aumenti (retroattivi) che sono avvenuti prima del Gennaio 2023 dovuti al rinnovo tardivo di diversi contratti scaduti. Ovvero, in altre parole questo 4.9% include anche aumenti relativi al 2020/2021 e 2022.

        Rispondi
      • In realtà mi sbagliavo, gli aumenti medi stimati da ISTAT non corrispondono a quelli dei DPCM,
        non mi era chiaro questo aspetto ed ho voluto approfondire consultando l’archivio ISTAT, da cui si evince la tabella che segue.
        C’è una correlazione tra stime ISTAT e DPCM ma non cosi chiara, per tanto il 4,9% per quest’anno non è detto che sia garantito, potrà essere minore o maggiore come in passato.
        Non mi e’ chiaro il meccanismo? forse si potrebbe estrapolare se i dati utilizzati fossero resi disponibili.
        Rimane aperto il problema di recepire aumenti tardivi da me prima segnalato, sembra che con il DPCM del 03/09/2019 questo e’ stato fatto considerando quote su due anni 2018 e 2019 a fronte pero’ di aumenti tendenziali stimati da ISTAT maggiori.

        Anno Aumenti tendenziali PA fonte ISTAT ultimi anni. Aumento DPCM

        2018 Dicembre 2017: 0,5% – Marzo 2018: 0.9% 0,11%
        2019 Dicembre 2018: 3,6% – Marzo 2019: 3,4% 2,28%
        2020 Dicembre 2019: 0,7% – Marzo 2020: 0,7% 1,71%
        2021 Dicembre 2020: 0,0% – Marzo 2021: 0,0% 0,91%
        3022 Dicembre 2021: 0,0% – Marzo 2022: 0,0% 0,45%
        2023 Dicembre 2022: 2,8% – Marzo 2023: 4,9% ????

        Rispondi
        • Mauro, ritengo la tua osservazione molto interessante, grazie.
          Concordo sul bisogno di comprendere meglio il meccanismo, forse qui c’è qualcuno in grado di presentarlo in maniera comprensibile anche ai profani come me.

          Rimane senza risposta la domanda (fondamentale) di Marcus SA:
          Chi fa pressione sul Governo per la firma del DPCM?

          Rispondi
  11. Il precedente DPCM è del 25 luglio 2022, a firma Draghi. Presumibilmente, la Presidente del Consiglio dovrebbe varare e firmare il DPCM entro l’estate, a meno che non voglia incorrere nelle lamentele dei diplomatici, dei magistrati e delle forze dell’ordine (categorie assimilate a quella della docenza universitaria come personale non contrattualizzato). L’entità del recupero dell’inflazione dovrebbe essere del 4,90 per cento, con riconoscimento degli arretrati a far data da gennaio 2023. Chiedo ai colleghi più esperti di confermare, correggere e integrare il mio sunto. Molte grazie.

    Rispondi
  12. Grazie per il link … ma si tratta di un articolo del 2022 (se non erro …), e quindi non credo che possa valere per il 2023. Se è vero, poi, che l’inflazione stimata da recuperarare, per tutto il comparto non contrattualizzato, è del 4,90 per cento per l’anno in corso, da cosa nasce il tuo scetticismo? Penso che ci sia un obbligo di legge da onorare … presumibilmente … .
    Che tipo di valutazione fai tu rispetto all’adeguamento Istat 2023? Non la otterremo? Mi interessa la tua opinione. Grazie davvero.

    Rispondi
    • Ciao, penso che questo adeguamento sarà spalmato in tre anni. Non lo otterremo subito tutto in una volta per le ragioni che sono spiegate nell’articolo. Lo Stato, con i suoi governi che devono far quadrare i bilanci, ritardano oltremodo ogni decisione, scovando ogni cavillo possibile e immaginabile, per ritardare esborsi peraltro dovuti. Basti pensare al TFS/TFR dilazionato negli anni per il quale la Corte Costituzionale ha richiamato nuovamente lo Stato. Ma siccome c’è da far quadrare i conti dell’INPS il tutto avverrà con una gradualità estenuante per noi pubblici dipendenti.

      Rispondi
      • Io credo che dovremmo basarci sui precedenti e sui dati oggettivi, esprimendo eventualmente opinioni motivate. Altrimenti vale tutto… perché non cinque anni? O dieci? Il TFS e l’INPS non c’entrano nulla. I precedenti DPCM non militano in questa direzione.
        Ribadisco che l’articolo richiamato non ha alcuna attinenza con la situazione attuale.
        Io rimarrei sul pezzo, altrimenti “piove Governo ladro”

        Rispondi
    • In genere arriva verso settembre, ma un paio di anni fa è stato pubblicato ASSIEME A QUELLO DELL’ANNO DOPO, ovvero con un anno netto di ritardo… In pratica, non si sa.

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  13. Salve, pongo un quesito: il recente rinnovo del contratto per i docenti delle scuole può riverberarsi, in positivo, anche sulla docenza universitaria? Oppure, come presumo, il nuovo contratto, al massimo, potrà interessare solo il personale amministrativo del settore ‘ricerca’? Inoltre mi chiedo: nessuno fa pressione sul Governo per la firma del DPCM?

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    • No, i docenti universitari non sono contrattualizzati, quindi i rinnovi dei CCNL non li riguardano. Gli aumenti si applicano al personale tecnico-amministrativo di Università ed enti di ricerca. Questi aumenti però andranno a far parte delle medie che l’anno prossimo saranno usate per calcolare l’aumento 2024 dei docenti.

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  14. Buongiorno, se la norma dice che gli aumenti dei professori universitari si applicano nel mese in corso “in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali” qualcuno saprebbe indicare il link dove prendere dal sito ISTAT queste % di incremento ?
    Grazie.

    Rispondi
      • I rapporti sono inoltre reperibili nell’archivio dell’ISTAT (https://www.istat.it/it/informazioni-e-servizi/per-gli-utenti/archivio-storico), pero’ non c’è corrispondenza tra i rapporti trimestrali ISTAT e gli aumenti nei DPCM, la tabella che segue presenta la sintesi delle percentuali dei rapporti e dei DPCM negli ultimi anni.

        Anno Aumenti tendenziali PA fonte ISTAT ultimi anni. Aumento DPCM

        2018 Dicembre 2017: 0,5% – Marzo 2018: 0.9% 0,11%
        2019 Dicembre 2018: 3,6% – Marzo 2019: 3,4% 2,28%
        2020 Dicembre 2019: 0,7% – Marzo 2020: 0,7% 1,71%
        2021 Dicembre 2020: 0,0% – Marzo 2021: 0,0% 0,91%
        3022 Dicembre 2021: 0,0% – Marzo 2022: 0,0% 0,45%
        2023 Dicembre 2022: 2,8% – Marzo 2023: 4,9% ????

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    • Avevo sollevato il problema nei miei due precedenti interventi, sul sito dell’ISTAT (archivio) è possibile reperire gli incrementi medi calcolati da ISTAT riguardo le retribuzioni contrattuali negli ultimi anni. Questi incrementi differiscono pero’ da quelli dei DPCM, almeno dal 2018 al 2023, quindi sembra che non siano questi i dati di riferimento, ma altri che ad ora non ho trovato. Relativamente a tutto questo mi rimane un dubbio, mi sembra di ricordare che prima del blocco nel 2011-15, le percentuali dei DPCM corrispondevano agli incrementi sopra citati stimati da ISTAT, qualcuno si ricorda? potrei sbagliarmi e non sono riuscito a verificare con i dati alla mano, in quanto non ho trovato nell’archivi ISTAT la stima degli aumenti tendenziali per la pubblica amministrazione precedenti al 2011. Qualcuno ha informazioni esatte su questo?

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  15. Perché i docenti universitari sono esclusi?
    E se sono esclusi, possiamo almeno confidare che questo 1,5% rientri tra i vari aumenti che saranno conteggiati dall’ISTAT nel 2024 e quindi negli adeguamenti fissati dal relativo DPCM 2024?

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    • Perchè noi siamo ritenuti privilegiati … quindi siamo esclusi.
      L’aumento ISTAT dovrebbe tenere conto degli incrementi medi delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati. Trattandosi di un contributo “una tantum” credo che non avrà alcun effetto per noi.

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    • Ho letto che in realtà si tratta di un acconto sul prossimo contratto. Quindi dovrà rientrare nel computo degli adeguamenti ISTAT … a tempo debito!

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  16. Qualcuno ha novità sulle tempistiche della pubblicazione del decreto in gazzetta ufficiale? Speriamo presto e che non ci sia un blocco..oltre che degli aumenti Istat anche degli scatti..per i prossimi anni come fecero a suo tempo..vista la situazione economica che stiamo vivendo ,..

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  17. Credo che avremo notizie a ridosso della definizione della legge di bilancio; quindi, a breve, mi auguro. Tutto è nelle mani della Presidente del Consiglio (che firma il DPCM) e del Ministro dell’Economia, sperando che non vogliano deludere le legittime aspettative delle forze armate, dei diplomatici e dei magistrati che – come noi – attendono l’adeguamento Istat … . Non penso, in ogni caso, che l’ipotesi di un blocco degli scatti sia realistica: abbiamo già dato come categoria (ricordo ancora che Renzi prorogò solo per noi il blocco per un intero anno) e monterebbe una protesta che rischierebbe di travolgere il Governo …

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    • L’adeguamento del 2022 non è in relazione alla finanziaria di quest’anno, semmai a quella dell’anno scorso, rispetto alla quale nulla è cambiato…altra cosa sono le tempistiche di emanazione del dpcm

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      • Se il riferimento contabile è alla finanziaria dello scorso dicembre, presumo che si tratti di soldi già stanziati … il che rende ancora più inspiegabile il temporeggiamento nella firma del DPCM. O sbaglio?

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        • Da molti anni ormai l’incremento dovuto all’adeguamento è posto a carico dei singoli Atenei a valere sull’FFO. Quindi non c’è alcun problema di copertura finanziaria da parte dello Stato: sono i singoli Atenei che devono accantonare le relative somme all’atto della predisposizione del bilancio preventivo (come veniva chiamato un tempo), sperando di aver stimato una percentuale d’incremento simile a quella poi indicata dal DPCM.

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  18. Scusate, ma da oltre un mese sta girando una bozza di dpcm per gli adeguamenti Istat del personale non contrattualizzato che prevede una percentuale per il 2023 notevolmente più bassa di quella indicata in questa pagina (appena sotto l’1%). Qualche spiegazione? Può darsi che il periodo di riferimento non sia marzo 2022-marzo 2023, bensì 1.1.2022-31.12.2022?

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    • Non credo sia quello il periodo, in quanto a dicembre 2022 l’aumento tendenziale ISTAT era 2.8% come riportato nelle note e nella tabella che ho presentato in un commento precedente, dove per ogni anni sono riportati gli aumenti tendenziali rilevati da ISTAT a Dicembre dell’anno precedente e a Marzo dell’anno in corso ed il successivo incremento del DPCM. Risulta chiaro che negli ultimi anni non vi e’ corrispondenza tra quanto rilevato da ISTAT e i DPCM. Mi sembra inoltre di ricordare che prima del blocco nel 2011 questa corrispondenza invece c’era, in particolare i DPCM corrispondevano con l’aumento tendenziale per la PA rilevato a Marzo, non ho pero’ trovato dati cosi vecchi nell’archivio ISTAT per poterlo confermare.

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  19. Vi chiedo, se esiste qualcosa di certo, l’aumento da Dpcm è definito da quale circolare istat e se il governo può ritoccarla a ribasso? La normativa cosa prevede e dove si può rintracciare? Grazie

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  20. Qui si legge:

    “Da indiscrezioni avute dal Ministero del Tesoro, l’incremento annuale degli stipendi dirigenziali sarà pari allo 0,98% calcolato sulla media degli incrementi retributivi riferiti al biennio economico precedente. L’incremento economico “sensibile” è previsto nell’anno 2024 in quanto sarà riferito alla percentuale di incremento degli stipendi del personale contrattualizzato a seguito della chiusura del rinnovo contrattuale 2019-2021.”

    Possibile?

    https://www.forzearmate.eu/2023/05/09/niente-soldi-ai-contrattualizzati-e-tantomeno-ai-dirigenti-presidente-meloni-ce-un-accanimento-verso-i-militari/

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  21. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2023 segna un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,2% rispetto a marzo 2022; l’aumento tendenziale è stato dell’1,4% per i dipendenti dell’industria, dello 0,9% per quelli dei servizi privati e del 4,9% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

    [FONTE: https://www.istat.it/it/archivio/284010 ]

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  22. Credo di aver finalmente trovato i dati utilizzati dai DPCM ed i fondamenti relativi al possibile aumento dell’1% per il 2023 che indicava Giusto Speranza nel suo post.
    Si trova tutto in questo sito: https://www.aranagenzia.it/
    Ovvero l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni.

    Tale agenzia pubblica 2 rapporti semestrali sull’andamento delle retribuzioni, accessibili qui:
    https://www.aranagenzia.it/statistiche-e-pubblicazioni/rapporti-sulle-retribuzioni.html

    Quello che dovrebbe far fede per il 2023 e’ il secondo rapporto 2022:
    https://www.aranagenzia.it/attachments/article/12609/Rapporto%20semestrale%202_2022.pdf

    Più precisamente la Tavola 12 a Pag. 24: Retribuzioni contrattuali: medie annue dei numeri indice,
    variazioni % annue e cumulate. Indici base dicembre 2015=100. Dati aggiornati al comunicato stampa Istat del 28 aprile 2023 (gennaio/marzo 2023).

    Da un analisi preliminare, se osserviamo la riga: Complesso P.A. (dir. e non dir.), si può notare una corrispondenza, con minime variazioni, tra le percentuali riportate negli anni e i DPCM dell’anno successivo (presentate nella tabella qui all’inizio) a partire dal 2013.

    In particolare per il 2022 (recepito nel 2023) viene riportato un incremento dell’1%, mentre il grosso è previsto per il 2023 (3.2%), che sarà quindi recepito solo nel 2024. Quest’ultimo valore potrebbe variare come accaduto negli anni precedenti, mentre 1% dovrebbe essere purtroppo “consolidato”. Questo sarà l’incremento che ci arriverà quest’anno temo a meno di piccoli arrotondamenti e/o variazioni che forse potrebbero ottenere i sindacati, ad esempio l’1.6% del 2019 è diventato un 1.71% nel 2020.
    Rimane una stranezza, come dal 2.8% riportato da istat a fine anno 2022 si sia arrivati a stimare l’1%?
    Probabilmente la risposta può venire da un’attenta lettura del rapporto, nel caso di dubbi all’inizio del rapporto c’è un email e si potrebbe provare a chiedere il perché……

    Mauro

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    • Potrebbe essere… Ma se leggiamo gli ultimi due dpcm entrambi riportano tra le premesse iniziali la nota ISTAT che identifica la percentuale di incremento usata dal rispettivo dpcm. Tuttavia tali note non sono sicuramente quelle che riportano le percentuali nella tabella di questa pagina. Certamente quella di quest’anno è già stata pubblicata e riporterà l’incremento che verrà recepito dal dpcm che attendiamo. Ma il vero problema è che queste note, di cui sono disponibili gli identificatori, non si trovano in nessun modo online.

      Rispondi
      • La riga in questione riguardo gli aumenti tendenziali PA ISTAT tratta dal sopra citato ultimo rapporto 2022 uscito a maggio e’ questa (la fonte è: Elaborazioni Aran su dati Istat) dove per semplicità antepongo gli anni che indicano le colonne:

        Complesso P.A. (dir. e non dir.) (2013) 0,1 (2014) 0,0 (2015) 0,0 (2016) 0,0 (2017) 0,1 (2018) 2,2 (2019) 1,6 (2020) 0,9 (2021) 0,5 (2022) 1,0 (2023) 3,2

        Controllando bene, si nota una corrispondenza a meno di arrotondamenti tra le percentuali in questa tabella e i DPCM degli anni successivi.
        2018: 0.11
        2019: 2.28
        2020: 1.71
        2021: 0.91
        2022: 0.45

        Sono quindi questi i dati ISTAT a cui fanno riferimento i DPCM, o per lo meno negli ultimi 5 anni vi è corrispondenza che non credo casuale.

        A mio avviso un aspetto metodologici sicuramente attaccabile rispetto all’1% acquisito quest’anno è il fatto che parte di questo (quale esattamente non è chiaro) è dovuto al rinnovo con effetto retroattivo dei contratti, per cui (2019) 1,6 (2020) 0,9 (2021) 0,5 dovrebbero essere anche essi incrementati, in quanto i contrattualizzati hanno recepito aumenti per gli anni precedenti e quindi le retribuzioni sono si fatto salite di più in questo triennio di quanto stimato precedentemente. A mio avviso, una buona carta da giocare per i sindacati.

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  23. Al netto di queste interessanti osservazioni, è presumibile che il DPCM intervenga durante l’autunno? Non credo che il Governo voglia inimicarsi il personale della Polizia di Stato che dovrebbe, teoricamente, rientrare nel proprio bacino elettorale …. . O sbaglio?

    Rispondi
    • Sbagli, i governi di destra, storicamente, sono quelli che hanno penalizzato le Forze di Polizia e le Forze Armate. Il blocco degli stipendi e degli scatti nella PA fu introdotto da Tremonti con Berlusconi nel 2010.

      Rispondi
  24. Buonasera a tutti,
    leggo da qualche tempio con interesse i vostri scambi di opinioni.
    Per quanto mi riguarda sono francamente esasperata da questa perenne incertezza in merito a quello che è un nostro diritto.
    Copio di seguito il testo che ho inviato due volte alla Presidenza del Consiglio e per conoscenza al nostro Ministero. Il primo invio è stato ignorato, il secondo ha dato come esito il protocollo della mail da parte del MUR.
    Non servirà a niente, ma continuerò ad inviare lo stesso testo a cadenza mensile fino all’emanazione del DPCM.
    Riguardo gli arretrati, pur non essendo contrattualizzati, dovremmo averne diritto a partire dal 2019, come già accaduto (v. asterisco 3 del prospetto riassuntivo di Zani che ringrazio per i puntuali aggiornamenti e alle cui informative mi sono indirizzata per la stesura della mail).

    Alla cortese attenzione di chi di competenza

    Premesso che:

    l’adeguamento degli stipendi dei docenti e ricercatori universitari è previsto dall’art. 24 comma 1 della legge 448/1998 sulla base degli incrementi medi delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati registrate nell’anno precedente.

    A decorrere dal 1 gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali

    Tale adeguamento diviene operativo solo dopo emanazione del relativo DPCM e sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, con decorrenza dal primo gennaio dell’anno in questione e conseguente corresponsione dei mesi arretrati rispetto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

    L’emanazione del DPCM, generalmente calendarizzata tra i mesi di aprile e luglio dell’anno di pertinenza e sua successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale hanno registrato negli ultimi anni crescenti ritardi, fino allo slittamento di un anno relativamente all’adeguamento 2021.

    Tenuto conto che nel quinquennio 2011-2015 l’adeguamento ISTAT è stato bloccato per i docenti universitari, così come gli scatti stipendiali e che sino al 2018 la contrattazione è stata bloccata per tutto il pubblico impiego per ragioni di contenimento della spesa pubblica, stante l’attuale contesto socio-economico che registra un elevato tasso di inflazione associato ad un’impennata del costo denaro che non sembra destinata ad esaurirsi a breve, si auspica vivamente una rapida emanazione e pubblicazione del DPCM di interesse.

    Cordialmente

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  25. Purtroppo, parafrasando Vannacci l’Italia è un mondo al contrario.
    In un contenzioso Stato/cittadino,se non ottemperi secondo tempi stabiliti rischi di rimanere in tele di braghe.
    Nel caso inverso invece le cose vanno per le lunghe senza alcun onere aggiuntivo a carico dello Stato.
    La dimostrazione dei fatti?
    È stata emanata la seconda sentenza della corte costituzionale dove si riconosce illegittimo versare il TFS al lavoratore dopo ben 4 anni se tutto va bene e nessun riconoscimento degli interessi legali è dovuto.
    Nella stessa sentenza si intima allo Stato di porre rimedio alla questione.
    Il risultato????
    Purtroppo i canali uditivi dello Stato sono permeabili da parte a parte!!!!!

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  26. Purtroppo c’è una volontà esasperata di far risparmiare lo Stato che travolge tutto e tutti e il modo è semplice: ritardare, ritardare, ritardare il più possibile e se possibile bloccare o dare meno del dovuto avvalendosi di artifizi magici. Senza contare che i non contrattualizzati per lo Stato equivalgono a dei ricchi e in quanto tali non devono avere fretta ad incassare il dovuto.

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  27. Segnalo la nota ISTAT del 27 luglio 2023 (https://www.istat.it/it/archivio/287062#:~:text=L'indice%20delle%20retribuzioni%20contrattuali,per%20i%20lavoratori%20della%20pubblica): L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a giugno 2023, segna un aumento dell’1,0% rispetto al mese precedente e del 3,1% rispetto a giugno 2022; l’aumento tendenziale è stato del 3,9% per i dipendenti dell’industria, dell’1,6% per quelli dei servizi privati e del 4,4% per i lavoratori della pubblica amministrazione.
    Per quel poco che sembra significare si è passati dal 4,8% al 4,4%.

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  28. Ho trovato il “Bilancio di previsione per l’anno 2024 per il triennio 2024-2026 e per il successivo arco di tempo pluriennale. Nota tecnica n. 1” del 15/05/2023 a questo indirizzo https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/CIRCOLARI/2023/21/Nota_tecnica_n._1_DLB_2024_2026.pdf.
    A p. 51 si legge: “In merito all’aggiornamento annuale relativo all’anno 2023, si segnala che l’ISTAT in data 31 marzo 2023 ha comunicato la relativa percentuale di incremento che verrà recepita negli Allegati successivamente all’emanazione dell’apposito DPCM di riferimento, ai sensi del citato articolo 24 della L. 448/1998, che ad oggi non è stato emanato.”
    Prima o poi avremo questo DPCM, almeno così sembra.
    Il dubbio invece riguarda la percentuale di incremento comunicata da ISTAT il 31/03/2023: è il 2.80% del 31/01/2023 o il 4.90% reso pubblico il 28/04/2023?

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    • La percentuale di incremento 2023 è molto probabilmente presentata qui:
      https://www.aranagenzia.it/attachments/article/12609/Rapporto%20semestrale%202_2022.pdf
      Più precisamente nella Tavola 12 a Pag. 24: Retribuzioni contrattuali: medie annue dei numeri indice,
      variazioni % annue e cumulate. Indici base dicembre 2015=100. Dati aggiornati al comunicato stampa Istat del 28 aprile 2023 (gennaio/marzo 2023).
      Dove nella riga: Complesso P.A. (dir. e non dir.), si possono leggere le percentuali riportate negli anni che corrispondono (a meno di piccoli arrotondamenti) ai DPCM dell’anno successivo.
      Per il 2022 si legge 1%.

      Anche quanto scritto da te, ovvero: “la relativa percentuale di incremento che verrà recepita negli Allegati successivamente all’emanazione dell’apposito DPCM di riferimento” mi sembra indicare che la percentuale del 4.9% verrà recepita solo, dopo il DPCM del 2023, e quindi nel 2024,

      Sul sito dell’ARAN si legge:
      “L’Aran (Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), istituita già dal D. Lgs 29/1993 ed accresciuta e riconfermata nelle sue funzioni dai DD.Lgs. 165/2001 e 150/2009, è l’Agenzia tecnica – dotata di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia organizzativa, gestionale e contabile – che rappresenta le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva nazionale di lavoro.
      ……
      L’Aran predispone – a cadenza semestrale ed avvalendosi della collaborazione dell’ISTAT e del MEF- un rapporto sull’evoluzione delle retribuzioni di fatto dei pubblici dipendenti, che invia al Governo, ai Comitati di settore dei comparti Regioni e Autonomie locali e Sanita’, nonché alle Commissioni parlamentari competenti.”

      Concordo quindi con quanto scrive sotto Dario.
      Mi resta la curiosità di capire come viene elaborata la tabella nel rapporto ARAN, ovvero quali sono i fondamenti dei meccanismi di calcolo che portano al ritardare l’effetto degli incrementi ISTAT nei DPCM.

      Rispondi
  29. Il dato percentuale reso noto dall’ISTAT lascia il tempo che trova specialmente in questo momento difficile.
    Così come accaduto per il blocco degli incrementi stipendiali, oggi dovranno far quadrare il bilancio con le risorse disponibili che sono notoriamente molto basse.
    Ciò detto, ritengo che qualunque dato percentuale stimato dall’ ISTAT, potrà essere rimodulato al ribasso in fase di emanazione del DCPM.
    Auspico di sbagliarmi!!!

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      • Sapessi quante leggi non dicono il contrario eppure si trovano pretesti per fare appunto il contrario di quanto statuito.

        Rispondi
    • L’incremento comunque dovrebbe essere a carico degli Atenei e non del governo. Non essendoci stato alcun blocco, devono emanare DPCM e poi pagare. Diverso sarebbe se ci fosse un blocco, ma da nessuna parte per ora si parla di questa cosa.

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      • “Devono” emanare il DPCM, ma non hanno nessun obbligo (né sanzione) sul “quando”. In passato, è stato fatto anche dopo un anno, senza particolari danni al governo, parrebbe. E con l’inflazione al 5%, pagare dopo più di 2 anni senza interessi è un discreto risparmio.
        Se poi ci sarà un blocco (non lo escluderei, anzi), non mi stupirebbe che bloccassero tutti gli adeguamenti ancora da assegnare, compresi quindi i nostri del 2023…risparmiando ancora di più! Sarebbe illegale? Forse… Ma quanto risparmierebbero pagando solo dopo un’eventuale sentenza?

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  30. Non vorrei essere polemico. Ma non si tratta di elemosina o regalie, gli incrementi e le modalità di incremento sono stabilite per legge. La norma recita testualmente:
    …..A decorrere dal 1 gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali…..
    In passato eventuali blocchi sono stati stabiliti per legge…! Se quest’anno non ci fossero fondi, il tutto verrebbe rimandato al prossimo anno, ma sempre con decorrenza 1 gennaio 2023. Nulla è perso. Più che altro sarebbe giusto una sorta di ristoro già quest’anno visto che i prezzi crescono e per noi niente una tantum o ristori di altra natura. Spero veramente che qualcuno si faccia sentire…

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    • Purtroppo, come categoria, siamo facili da convincere che la “situazione è difficile”. Provate a convincere i magistrati o i parlamentari a rinunciare ai loro incrementi stipendiali, a tutela del potere di acquisto delle loro retribuzioni e indennità, perché la “situazione è difficile”. Io spero solo che si sia imparata le lezione dello sciopero degli esami del 2017. Lo abbiamo fatto in pochi ma ha portato vantaggi a tutti e, soprattutto, ha dimostrato che se si ha dignità il modo per farla valere si trova. Ed è bene ricordare che il sacrificio viene richiesto solo alle categorie silenti e non per risanare le finanze pubbliche ma per per poter distribuire maggiori prebende ai blocchi sociali da cui si attendono benefici elettorali. Anche e soprattutto quando la situazione è (o viene fatta apparire come) difficile.

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      • D’accordissimo con Andrea. Tanto più che il discorso «Se quest’anno non ci fossero fondi, (…)» non regge, visto che (come già correttamente rilevato) gli oneri per gli adeguamenti stipendiali sono interamente posti a carico degli Atenei…

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  31. Concordo con quanto scrive Mauro alla fine del suo post.
    Il documento ARAN (https://www.aranagenzia.it/attachments/article/12609/Rapporto%20semestrale%202_2022.pdf) in buona sostanza propone un confronto fra retribuzioni del pubblico e del privato.
    Vi sono varie tabelle, ma avendo a mente quanto previsto dall’art. 24 comma 1 della legge 448/1998, segnalo alla vostra attenzione per ulteriori commenti questi passaggi:
    p. 21
    “La tavola 11 riporta le variazioni tendenziali(26) da aprile 2022 a marzo 2023 che mostrano per l’intera economia un rilevante aumento. Distinguendo gli andamenti tendenziali tra settore privato e settore pubblico, si nota:”
    (26) Le variazioni tendenziali registrano la variazione percentuale dell’indice di un dato mese rispetto al valore rilevato nello stesso mese dell’anno precedente.
    p. 22
    “per il personale non dirigente della PA i valori del periodo considerato
    sono in costante aumento. In particolare, per il personale dei comparti
    di contrattazione collettiva le variazioni sono generate … dall’applicazione del contratto Funzioni Centrali (luglio +1,2%) e dei contratti Funzioni Locali, Sanità, PCM e Istruzione e Ricerca (novembre, dicembre e gennaio 2023 +4,9%), con variazioni tendenziali che arrivano al +5,1% di febbraio e marzo. Per il personale non dirigente non contrattualizzato Aran (forze armate e dell’ordine) la corresponsione IVC di aprile e luglio e gli adeguamenti tabellari fanno rilevare una variazione del +3,5% a luglio e +4,3% da ottobre in poi.”
    Subito sotto c’è la tabella 11 (Retribuzioni contrattuali: variazioni % tendenziali Indici base dicembre 2015=100. Dati aggiornati al comunicato stampa Istat del 28 aprile 2023 (gennaio/marzo 2023)
    che alla riga “Complesso P.A. (dir. e non dir.)” sotto la colonna “marzo ’23” riporta un 4,2.

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