Adeguamento stipendiale ISTAT

L’adeguamento degli stipendi dei docenti e ricercatori universitari è previsto dall’art. 24 comma 1 della legge 448/1998 sulla base degli incrementi medi nell’anno precedente delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati

A decorrere dal 1 gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali.

come confermato anche dall’art. 5 comma 1 del DPR 232/2011 che regola il passaggio al nuovo regime della legge 240/2010 (Gelmini)

Fermo restando quanto previsto dall’articolo 9, comma 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, le tabelle di cui agli allegati 1, 2, 3 e 4 sono aggiornate ai sensi dell’articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.

Viene calcolato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e determinato annualmente (entro il 30 aprile) con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), con decorrenza dal 1 gennaio dell’anno in questione (e conseguente corresponsione dei mesi arretrati rispetto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale).

Si riportano di seguito i decreti e relativo adeguamento percentuale degli anni precedenti (ricordando che nel quinquennio 2011-2015 tale adeguamento è stato bloccato per i docenti universitari, così come gli scatti stipendiali, e sino al 2018 vi è stato il blocco della contrattazione per tutto il pubblico impiego)

Anno Decreto Adeguamento
2023 1.50% (8) 2.80% (9) 4.90% (10)
2022 DPCM 25/07/2022 0.45% (7)
2021 DPCM 15/03/2022 0.91% (6)
2020 DPCM 13/11/2020 1% (4) 1.71% (5)
2019 DPCM 03/09/2019 2.28% (3)
2018 DPCM 03/09/2019 0.11% (2)
2017 0.00%
2016  0.00% (1)
2011-2015
2010 DPCM 30/04/2010 3.09%
2009 DPCM 29/04/2009 3.77%
2008 DPCM 07/05/2008 1.77%
2007 DPCM 27/04/2007 4.28%
2006 DPCM 02/10/2006 2.23%
2005 DPCM 13/04/2005 2.82%
2004 DPCM 14/05/2004 1.38%
2003 DPCM 20/06/2003 2.75%
2002 DPCM 17/05/2002 4.31%
2001 DPCM 28/05/2001 2.60%

(1) in base alla nota ISTAT di marzo 2016 (qui leggasi il comunicato stampa), restando in attesa di conferma da parte del DPCM

(2) così richiama la circolare 31/2018 della Ragioneria dello Stato sul bilancio di previsione per l’esercizio 2019

(3) valore indicativo in base all’aumento della retribuzione complessiva dei comparti istruzione e ricerca (qui la circolare 31/2018 della Ragioneria dello Stato sul bilancio di previsione per l’esercizio 2019, e qui il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2016-2018 per il personale non docente dell’università), sanità, enti locali e funzioni centrali, e mancando ancora l’adeguamento per il rinnovo dei contratti dei dirigenti. Si veda inoltre il comunicato stampa dell’ISTAT per il trimestre ottobre-dicembre 2018. L’aumento della retribuzione del personale docente sarà (vedi nota della CGIL) di circa il 3.4%, distribuito nel triennio relativo al rinnovo dei CCNL, ovvero uno 0.11% nel 2018 (vedi nota (2), la precedente), un 2.28% nel 2019 e circa l’1% nel 2020 (in attesa degli adeguamenti stipendiali residuali)

(4) si veda la nota precedente per comprendere la motivazione

(5) si veda il link nel mio commento del 14/12/2020

(6) in base al comunicato stampa dell’ISTAT di aprile 2021 si ipotizzava lo 0%

(7) come stimato nella nota ISTAT del 31/03/2022 citata nella circolare #23 del 19/05/2022 del MEF

(8) in base alla nota trimestrale ISTAT del 28/10/2022

(9) in base alla nota trimestrale ISTAT del 31/01/2023

(10) in base alla nota trimestrale ISTAT del 28/04/2023

501 commenti su “Adeguamento stipendiale ISTAT”

  1. Nel sito di ARAN al seguente indirizzo:
    https://www.aranagenzia.it/attachments/article/3183/Contr_2023%20-%20III%20trimestre.pdf
    è uscita la tabella delle RETRIBUZIONI CONTRATTUALI: aggiornamento al comunicato stampa ISTAT del 27 ottobre 2023 (luglio/settembre 2023).
    La tabella conferma l’1% per 2023 ed un minimo di circa 3.2% per il 2024, questo nel caso non si riscontrino rinnovi contrattuali tra ottobre e dicembre 2023. Essendo gli aumenti tendenziali dei primi 9 mesi del 2023 oramai delineati, si sta convergendo verso l’aumento per il 2024, il calcolo si basa su una stima degli aumenti tendenziali degli ultimi 3 mesi che si possono ipotizzare a 2.7, 1.9 e 1.8, sottraendo all’aumento tendenziale di settembre 2023 che è 2.8 in successione 0.1, 0.8 e 0.1 (che corrispondono agli incrementi degli ultimi tre mesi del 2022).
    Per tanto i dati pubblicati da ARAN indicano che ci sarà un aumento dell’1% nel 2023 e del 3.2% (o poco di più) per il 2024. Sia mai che vogliano aspettare fino al 2024, pubblicando i DPCM insieme per far digerire il misero 1% del 2023, con l’emanazione contemporanea del più cospicuo adeguamento per il 2024?
    Chiederei cortesemente a chi riporta dati, stime varie, voci di corridoio, di approfondire e indicare le fonti, altrimenti sembrano interventi fatti esclusivamente (volontariamente?) per creare confusione, arricchendo il tutto con considerazioni che non centrano nulla, che portano ad avviare discussioni sterili perdendo di vista i problemi reali e concreti che sono stati ben documentati e segnalati da numerosi interventi, quali il mancato stanziamento di fondi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, seguito dal conseguente ritardo dei meccanismi di adeguamento e la mancanza, che si nota inequivocabile fino ad ora, della revisione degli aumenti medi degli anni precedenti, e quindi dei DPCM, sulla base degli arretrati percepiti dalle categorie contestualizzate.

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    • Si è detto più volte nei post precedenti che l’aumento per quest’anno è previsto per lo 0.98%. Il dato è già definitivo, manca solo la pubblicazione. Quindi il dato aran è corretto (ovviamente). per il 2023 l’aumento è misero.

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      • Ma dunque quello che viene ripetuto più volte diventa vero? Ah, è interessante. Mi fa capire molte cose sulle fake news. Non dico che non possa essere come dice, per carità, ma non sapevo si trattasse di una granitica certezza. “Definitivo” vuol dire che il DPCM è stato firmato ma ancora non pubblicato in Gazzetta Ufficiale: possiamo vederlo? L’anno scorso era visibile molto prima della pubblicazione. Ci mette cortesemente il link per visionarlo? Grazie!

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        • I calcoli sono ben fatti e ci sono tutti i riferimenti ai documenti dove i dati sono riportati. Le consiglio di rileggere i post precedenti se non è convinto, troverà tutte le informazioni riguardo al metodo di calcolo, i vari riferimenti dei documenti pubblicati da ARAN sulla base di dati ISTAT e l’origine del 4.9% del comunicato ISTAT, che non riguarda tutto il complesso PA contrattualizzato ma solo i non dirigenti. l’1% circa come risultato del meccanismo di calcolo applicato da oltre 20 anni ad ora è consolidato, rimangono incognite eventuali considerazioni sugli arretrati, che sarebbero dovuti a seguito di una revisione degli incrementi medi in quanto i contratti sono stati approvati in ritardo. Purtroppo, e questo è il senso del mio ultimo intervento, non si nota alcuna revisione nell’ultimo comunicato, pertanto ad ora non si trova nei dati disponibili alcun segnale che possa indicare un cambiamento volto al ricalcolo. Rimane il dubbio su come l’attuale governo considererà questa situazione limite, in cui il meccanismo di calcolo e il ritardo dei rinnovi rallentano gli adeguamenti nel contesto di un inflazione alta, i dati dicono che in passato, anche in presenza di situazioni simili, non è stato mai fatto nulla in tal senso, ovvero il meccanismo di calcolo è stato sempre lo stesso. Al momento non ho trovato alcun dato in cui si ipotizzi questa revisione, tranne la nota della CGIL dell’Agosto 2022 i cui riferimenti si trovano in precedenti interventi, nulla da parte di ISTAT nulla da parte di ARAN e tanto meno comunicati da parte del governo in tal senso.

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          • Grazie per l’ampia precisazione. Intendevo semplicemente dire che, più che parlare di dato “definitivo” in attesa di pubblicazione (purtroppo, invece, temo che ancora manchi la firma, dopodiché negli anni precedenti sono occorsi ulteriori mesi…), si sarebbe potuto dire che in base alle considerazioni svolte tutto lasciava intendere che oramai la percentuale applicata fosse quella dell’0,98%.
            Rimane dunque il fatto che, stando così le cose, occorrerebbe muoversi davvero affinché questa iniquità non si perpetuasse anche in futuro. Se le cose rimangono invariate e l’inflazione galoppa, il potere di acquisto dei nostri salari si ridurrà sensibilmente nel giro di pochi anni

  2. Tutto quello che esce dopo il comunicato ISTAT citato da Maurizio Zani all’inizio di questa pagina non ha significato. A quello bisognerebbe far riferimento, visto che il DPCM sarebbe dovuto uscire mesi fa. Non so se l’incremento sara’ 1% o 4.9% come ipotizzato anche da Carlo Ferraro. Non mi spiegherei un valori diverso dal 4.9% visto che la normativa è chiara. Ma e’ inutile tirar fuori comunicati, si aspetta il DPCM e basta…

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  3. sinceramente non capisco tutta questa discussione sulle percentuali. Fermo restando il ritardo nell’emanazione del DPCM che è assolutamente ridicolo, l’adeguamento non può discostarsi dal 4,90% in quanto la nota Istat viene citata a premessa del Decreto stesso. Tutti gli altri numeri evidenziati nei post precedenti sono fuori luogo nonché alimentatori di ansie e nervosismi. Saluti

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    • Temo che le note ISTAT citate nei decreti non siano quelle trimestrali pubblicamente disponibili, ma siano note non disponibili online che calcolano “la variazione complessiva delle retribuzioni contrattuali pro capite dei pubblici dipendenti, esclusi il personale di magistratura ed i dirigenti non contrattualizzati, tra l’anno x-2 e l’anno x-1”, dove l’anno x è l’anno di emanazione del DPCM.
      Per esempio, per l’ultimo decreto del 2022, la nota ISTAT era la n. 600718/22 del 9 marzo 2022… introvabile in rete.

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    • Consiglio di rileggere attentamente gli interventi precedenti, dove viene anche chiarita dati alla mano l’origine del 4.9% nella nota ISTAT che cita.

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    • Grazie! Finalmente un dato certo. Era comunque evidente che i calcoli di Mauro erano esatti. Almeno ora sappiamo quali dati consultare.
      Aspettiamo dunque il 2024 per un adeguamento più sostanzioso.

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  4. L’Art. 24 Comma 2 (legge 23 Dicembre 1998 n. 448) si riferisce alla nota ISTAT emessa entro il mese di marzo dell’anno corrente.

    Il 4.9% ISTAT e’ del 28 Aprile 2023 (purtroppo) … ma il 2.8% ISTAT di Gennaio 2023 rientra a pieno nelle indicazioni di legge.

    A mio avviso lo 0.98% della circolare del 3 Novembre 2023 non rispetta comunque le indicazioni delle leggi vigenti.

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    • Credo che sia necessario aspettare il dpcm, il documento della corte dei conti citato ha solo finalità di contenimento della spesa pubblica e non sembra esser minimamente correlato alle note dell’ISTAT.

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      • Vorrei illudermi anche io ma, se hai letto la circolare, viene citata proprio la nota istat, dalla quale è tratto il famoso 0,98%.

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    • Nel DPCM devono citare una nota ISTAT, per esempio per l’anno scorso in gazzetta uff. risultava:

      Vista la nota in data 9 marzo 2022, n. 600718/22, con la quale l’Istituto nazionale di statistica ha comunicato che la variazione complessiva delle retribuzioni contrattuali pro capite dei pubblici dipendenti, esclusi il personale di magistratura ed i dirigenti non contrattualizzati, tra il 2020 e il 2021 e’ risultata dello 0,45 per cento;

      Detto questo dovrebbe essere presente la nota ISTAT dove risulta lo 0.98%. Se e’ presente dove si trova? Se non e’ presente lo 0.98%, se applicato, sarebbe contro la normativa. Ovviamente nessuno dira’ nulla perche’ noi non contiamo nulla…
      Detto questo anche io vorrei sapere dove e’ stato ufficializzato lo 0.98%

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  5. Chieste tempo fa le circolari di riferimento degli anni passati, questa la risposta:

    Gentile (Utente)​
    data la natura della documentazione oggetto della sua richiesta, la invito a riformulare la stessa proponendo una rituale istanza di accesso che sarà vagliata dai competenti uffici dell’Istituto.

    A questo link trova le modalità per effettuare l’istanza.

    https://www.istat.it/it/amministrazione-trasparente/altri-contenuti/accesso-civico

    Cordiali saluti.

    Sono circolari “blindate” a quanto pare…

    Rispondi
  6. Questa la Richiesta:

    Oggetto
    Note variazione complessiva delle retribuzioni contrattuali pro capite dei pubblici dipendenti, esclusi il personale di magistratura ed i dirigenti non contrattualizzati

    Data/ora apertura 31/08/2023, 12:39

    Descrizione
    Buongiorno, non riesco a trovare le note:
    – 31 marzo 2021, n. 1055761/21
    – 31 marzo 2020, n. 0697134/20
    – SP/200.16 del 18 marzo 2016 e n. UP/250374 20 marzo 2017
    – 29 marzo 2018, n. 0614369/18
    – 26 marzo 2019, n. 0609494/19
    – SP/200.16 del 18 marzo 2016 e n. UP/250374 20 marzo 2017
    – 26 marzo 2019, n. 0609494/19

    in generale mi servirebbero le note prese a riferimento per emanare i DPCM (es: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/09/12/22A05112/sg) che stabiliscono l’adeguamento stipendiale dei Dirigenti e un metodo per trovare quelle di prossima emanazione.
    Grazie.

    Rispondi
    • Forse sono note con date taroccate 🙂 … e’ una battuta per carità …

      a questo punto … turiamoci il naso e fidiamoci dei “timonieri” e dei “generatori di numeri” e basta ciarle 🙂

      importante e’ che con questi metodi i numeri piu’ importanti della intera nazione siano a posto … me lo auguro … altrimenti altro che adeguamenti ISTAT …

      secondo me vanno a naso o a spanne come suol dirsi 🙂

      come si potrà mai combattere seriamente l’evasione fiscale in Italia con questi approcci “numerici” e “carta-fumosi” … mistero

      pero’ c’e’ un pero’ … la legge di riferimento recita che il DPCM deve essere emesso “entro il 30 aprile di ciscun anno” … ammettiamo pure che la nota ISTAT da usarsi adesso fosse davvero disponibile entro il 31 marzo 2023, perche’ aspettare novembre per emettere il DPCM ?

      Rispondi
  7. Circolare del 3 nov. us del Ministero dell’Economia e delle Finanze:
    “Con riferimento al personale non contrattualizzato, in merito all’aggiornamento annuale relativo all’anno 2023, occorre tenere conto della comunicazione ISTAT riferita
    all’adeguamento retributivo per il medesimo anno, pari allo 0,98 per cento, che dovrà essere recepita nell’apposito d.P.C.M. in corso di perfezionamento, ai sensi dell’articolo 24, comma 2, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, ai fini dell’accantonamento per i relativi oneri da effettuare nei rispettivi bilanci”.
    Più chiaro di così?

    Rispondi
    • Chiarissimo,

      ma la questione e’ che Gianluca ha postato gia’ il 4 Novembre la nota con il link alla circolare ministeriale … l’abbiamo letta tutti credo … ma sembrava che la tua perentorietà (del 6 novembre) derivasse dal fatto che hai sotto mano la famosa nota ISTAT che dovrebbe recare il riferimento tecnico al famigerato 0,98% (perche’ non 1% 🙂 … ci prendono per i … )

      tutto qui

      Rispondi
      • No, chiedo scusa, la nota non ce l’ho, anche se oramai si tratta di attendere ancora qualche giorno e sarà ufficializzata. Sei mesi e passa di ritardo per avere 40 euro…I non contrattualizzati sono diventati la cenerentola della PA…

        Rispondi
  8. Dal Sole24Ore di oggi 15 Nov 2023

    “La Corte dei conti certifica il contratto 2019/2021 dei vertici di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Aumenti da 334 euro al mese e arretrati medi da 10.500 euro”

    “… Gli interessati sono 6.200 fra dirigenti (poco più di 4mila) e professionisti al lavoro in agenzie fiscali, ministeri ed enti pubblici non economici come Inps, Inail, Enac e via dicendo … ”

    noi tapini siamo in attesa del DPCM …

    cari saluti a tutti

    Rispondi
  9. Un misero 0, 98 per cento … per quanto verrà erogato, poi! Il problema è che i docenti universitari dobvrebbero, d’ora in avanti, rifiutarsi di essere i ‘consulenti del Principe’ e disertare tutte le occasioni di collaborazione con la politica (intesa in senso ampio); ciò fino a quando non ci sarà una reale valorizzazione della dignità della funzione da essi svolta.
    Mi chiedo, nel merito del DPCM, alla sua emanazione non sono interessati – come noi – i magistrati e le forze dell’ordine … o per essi vale un regime differente di non contrattualizzazione?

    Rispondi
    • Ecco il modello del “nostro” DPCM: «A decorrere dal xxxxxxx, le misure degli stipendi, dell’indennita’ integrativa speciale e degli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, degli ufficiali superiori e degli ufficiali generali e ammiragli delle Forze armate e del personale con gradi e qualifiche corrispondenti dei Corpi di polizia civili e militari, in vigore alla data del 1° gennaio xxxxx, sono incrementate in misura pari allo xxxxx per cento».
      Se ne deduce che le forze dell’ordine sono incluse, ma i magistrati no.

      Rispondi
    • Per le Forze Armate e dell’Ordine, vige lo stesso sistema. Sarà 0,98 % anche per noi. Per i Magistrati è diverso, sono svincolati e i loro stipendi viaggiano, viaggiano…

      Rispondi
    • I magistrati e i dirigenti delle FF.AA e FF.OO. , parimenti ai docenti universitari, sono interessati all’emanazione del DPCM.
      Gli incrementi stipendiali per costoro, oltre all” indice istat, si concretizza con la corresponsione di uno scatto biennale a partire da una certa anzianità, pari al 6% dello stipendio mensile lordo.
      In buona sostanza, un dirigente militare prossimo alla fine carriera intasca un aumento biennale netto pari a circa 95 euro.

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  10. … forse l’idea di fondo di qualcuno (non solo del/dei politico/i di turno di competenza … che cambiano sempre abbastanza rapidamente) e’ quella di “convincerci” che sarebbe meglio per tutti noi “passare” alla contrattualizzazione della nostra “categoria” (mi riferisco al personale docente della universita’) … si perderebbe ancora di piu’ quel poco di “libertà” (organizzativa, di ricerca, di studio, di didattica) che ci resta … operazione di totale liceizzazione della università

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  11. Per favore, un quesito per quanti abbiano avuto modo di approfondire la legislazione vigente. I magistrati e le forze dell’ordine sono, come nel caso della docenza universitaria, interessati dall’adozione di questo ‘mitico’ DPCN … o per essi vale un regime differente di non contrattualizzazione? Grazie a chi vorrà fornire una risposta esaustiva … che potrebbe anche chiarire l’assenza di mobilitazione di altre categorie di fronte ad una lampante inosservanza della legge …

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  12. Segnalo questo articolo di notiziario d’area Forze armate che stigmatizza l'”irrisorio” adeguamento ISTAT. https://infodifesa.it/militari-e-forze-di-polizia-in-arrivo-adeguamento-economico-per-il-personale-non-contrattualizzato-gli-importi/

    Credo che si dovrebbe fare fronte comune – anche con iniziative di tipo giurisdizionale – con tutte le categorie interessate e riunire le assolutamente legittime istanze, a fronte di un aumento del costo della vita del 18%.

    Altra notizia captata informalmente: pare sia in procinto di essere prodotta un’interrogazione parlamentare sul ritardo inaccettabile del DPCM.

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  13. Una interrogazione parlamentare mi pare più che doverosa, dato il fortissimo ritardo con cui questo irrisorio adeguamento verrebbe ad essere corrisposto (quando ciò avverrà, ben inteso). Per altri comparti si sono buttati fiumi di denaro in sede di rinnovi contrattuali .. per noi sempre le briciole, anche in spregio ad una nota Istat che calcola una entità del 4,90 per cento di adeguamento e non la miseria dello 0,98!!! Possibile mai che l’Università e il comparto Sicurezza debbano sempre essere trattati come le ‘cenerontole’ del pubblico impiego? Una situazione a dire poco vergognosa …

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  14. Adeguamento triennale degli stipendi e delle indennita’ del personale
    di magistratura ed equiparati. (21A05645)
    (GU n.229 del 24-9-2021)

    Preso atto che, con nota in data 1° aprile 2021, protocollo
    generale n. 1082041/21, l’Istat ha comunicato alla Presidenza del
    Consiglio dei ministri che, in accordo con quanto previsto dalla
    metodologia condivisa dalla Ragioneria generale dello Stato con la
    predetta nota del 24 novembre 2020, la variazione della retribuzione
    media pro capite complessiva dei pubblici dipendenti, esclusi il
    personale di magistratura e i dirigenti non contrattualizzati, nel
    triennio 2018-2020, e’ pari a + 4,85 per cento;

    Considerato che, ai sensi dell’art. 2 della legge 19 febbraio 1981,
    n. 27, gli acconti per gli anni 2022 e 2023 vanno determinati nella
    misura del 30 per cento della variazione percentuale dell’adeguamento
    triennale da applicare dal 1° gennaio 2021, pari al 4,85 per cento e
    che da tale determinazione risulta una percentuale di ulteriore
    aumento, arrotondata alla seconda cifra decimale, pari all’1.46 per
    cento per ciascuno dei predetti anni, con decorrenza,
    rispettivamente, dal 1° gennaio 2022 e dal 1° gennaio 2023;

    Anche il personale appartenente alla magistratura ha un sistema di adeguamento degli stipendi simile al nostro basato su indici ISTAT tuttavia i loro aumenti sono molto più consistenti dei nostri

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  15. Non è vero che siamo sempre stati trattati come le cenerentole, il problema degli ultimi anni deriva dal fatto che il meccanismo di adeguamento non è interpretato in modo da adeguarsi ai rinnovi contrattuali tardivi, pur esistendoci una clausola nella legge che prevede un conguaglio nel caso di dati mancanti. I dati di per sé possono mancare perché nessuno li ha elaborati, ma anche perché l’informazione utilizzata per calcolare la percentuale è incompleta; ovvero una parte dei dati mancava a causa dei rinnovi tardivi. Lo stesso problema si è verificato con i ritardi dei rinnovi contrattuali del 2015-18 ma è stato meno evidente e penalizzante per 3 fattori: 1) il rinnovo si è verificato prima, ovvero nel 2018, e non un anno dopo la scadenza (nel 2022) come ora; 2) il rinnovo è stato a meta’ del 2018 e non a fine 2022 come ora, per cui è stato in parte recepito nel 2019 mentre ora verrà recepito solo nel 2024; 3) l’inflazione non era cosi’ alta. Non mi risulta che ci sia stata alcuna interrogazione parlamentare allora, ci sarà qualcuno tra i politici (qualche collega?) in grado di presentarne un’interrogazione parlamentare ora in questi termini concreti?

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    • In merito alla mia valutazione sul fatto di essere le ‘cenerentole’ del pubblico impiego, questa osservazione trae fondamento da due constatazioni concrete: 1) il protrarsi del ritardo nella emanazione del DPCM costituente, in sè, un atto dovuto in tempi certi e cadenzati, come prescritto da una legge della Repubblica; 2) la verosimile applicazione di una percentuale di adeguamento dello 0,98 e non del 4,90, come da nota ISTAT della scorsa primavera.
      Se queste evidenze non sono testimonianza di un trattamento deteriore del comparto della docenza universitaria, non vorrei che – nei timori di qualcuno – ci sia la prospettiva di penalizzazioni ben più dolorose (e da noi già patite nel periodo 2011-2018) …..

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        • Il default? Non credo, dato che ad altri comparti sono stati elargiti adeguamenti ben più sostanziosi … . Non penso che le casse dello Stato possano andare a gambe all’aria per un misero aumento di 40 euro mensili … .
          In merito all’ipotizzata interrogazione parlamentare, è verosimile che qualcuno dei nostri colleghi che attualmente sono deputati o senatori possano farla … o è solo una bella speranza?

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  16. Una precisazione a seguito di alcuni approfondimenti, a seguito di informazioni reperite da ARAN e ISTAT:
    i dati statistici riportati da ARAN nella nota qui sotto ed in tutti i suoi precedenti rapporti:
    https://www.aranagenzia.it/attachments/article/3183/Contr_2023%20-%20III%20trimestre.pdf
    alla voce Complesso PA, riguardano tutto il complesso della pubblica amministrazione noi inclusi.
    Essendo la nostra categoria solo una piccola parte del complesso PA influiamo poco, e pertanto le media degli aumenti tendenziali del complesso PA si può considerare una buona stima degli incrementi ISTAT che ci aspettano nei DPCM. Le differenze rispetto agli aumenti stabiliti dai DPCM (ad esempio la differenza tra lo 0.98% rispetto all’1% per il 2023) derivano da questo aspetto e non da arrotondamenti come erroneamente pensavo. Ovvero i nostri incrementi vengono calcolati su dati lievemente diversi che non sono disponibili, e le piccole differenze rispetto al complesso PA sono causate da questo. In questo contesto è confortante il fatto che la sommatoria degli importi dei DPCM a partire dal 2003 è paragonabile alla sommatoria delle medie degli aumenti tendenziali calcolate a Dicembre per tutto il complesso PA (25.79 vs 25.7). Rimane aperto il problema degli arretrati, relativamente a questi, vorrei provare a stimare quanto la nostra categoria perde a seguito del mancato aggiornamento retroattivo dei dati su cui viene fatto il calcolo. Credo che questo sia un passo importante per mettere in evidenza il problema in modo concreto.

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    • Vorrei ringraziare Mauro per la lucidità dei suoi commenti e l’ultilità dei suoi calcoli, che ci stanno progressivamente chiarendo i termini di una situazione di cui nessuno aveva finora una vera comprensione (inclusi i sindacati!).

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  17. Purtroppo io temo che il DPCM non arriverá quest’anno come successo nel 2021. Bisognerebbe sensibilizzare qualche collega che siede in Parlamento per capire perché di questi ritardi che hanno sempre accumunato i vari governi, di qualsiasi colore

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    • La ministra della università e’ nostra collega (prof) … sicuramente e’ al corrente della situazione

      piu’ di cosi’ …

      per cio’ che riguarda le università c’e’ il problema del FFO che di fatto e’ sostanzialmente fisso e sul quale si vanno a caricare tutti gli incrementi stipendiali del personale (di qualunque tipo: docente e non), le spese correnti e tutto il resto ecc … (spese in parte coperte dalle tasse di iscrizione degli studenti e da altre voci di introito)

      andrebbe aumentato, e in maniera importante, il Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università

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      • Che l’FFO debba essere aumentato non c’è dubbio alcuno, ma da questo non dipende in alcun modo la scelta (puramente politica e punitiva) di non emanare il DPCM, che – sottolineo – riguarda anche dirigenti di Polizia e alti gradi militari. Credo che bisognerebbe concertare con le rappresentanze sindacali di queste categorie, numericamente esigue ma politicamente rilevanti, qualche forma di sacrosanta protesta (se non di azione giudiziaria).

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        • Il collega Mancuso ha perfettamente ragione. Una cosa è il Fondo di Finanziamento Ordinario, altra gli scatti e altra ancora l’adeguamento annuale Istat. Confondere i tre piani non è una operazione positiva e, anzi, può risultare controproducente ai fini del conseguimento di quanto previsto dalla legge.
          Mi auguro che il Prof. Ferraro e il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria possano, anche concertandosi con le altre categorie interessate dal provvidemento atteso, democraticamente protestare nelle forme legalmente consentite. È ora di dire basta al modo in cui siamo trattati!

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        • La butto li’ … come diceva quello … a parlar male ecc … secondo me i nostri rettori hanno chiesto di tirare il freno a mano … per quanto riguarda la protesta … siamo una categoria con “la puzza sotto il naso” per non dire altro … io sono tra quelli che qualche hanno fa ha scioperato … altri colleghi che snobbavano l’iniziativa e “se la facevano sotto” (alcuni per evidenti per motivi di carriera) adesso incassano tranquillamente gli scatti biennali (ripristinati) richiesti e ottenuti da una minoranza di “peones” universitari

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  18. Il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, su impulso del Prof. Ferraro, ha già inviato, mesi fa, una garbata lettera di sollecito alla Ministra, affinché essa sensibilizzasse sul tema la Presidente del Consiglio. La lettera è stata resa nota nella newsletter che, periodicamente, il Movimento invia ai colleghi iscritti. Mi pare, tuttavia, che il tutto sia, fino ad oggi, con scarsi risultati …. mentre gli altri comparti fruiscono già di aumenti significativi ed adeguati ai tassi reali di inflazione … . Senza parole.

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    • Anch’io sono iscritto e ho visto il sollecito. Trovo però incomprensibile che il Movimento non dica una parola sulla questione del rinnovo tardivo dei contratti e degli arretrati non corrisposti benché diversi di noi abbiano sollecitato Ferraro in questo senso. A me pare che sia una questione molto più importante del ritardo (seppur scandaloso e inaccettabile) di un DPCM con cui, come ormai sappiamo, ci verranno riconosciuti pochi spiccioli.

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  19. Come già segnalato in precedenza, la CGIL ha stimato le perdite per la tardiva emanazione del DPCM, ma soprattutto per il ritardo con cui i contratti pubblici vengono rinnovati, che per la docenza universitaria diventano 1 o 2 anni in più a causa del meccanismo di calcolo e dello slittamento che ne consegue.

    https://www.flcgil.it/universita/docenti/legge-di-bilancio-2024-contratti-pubblici-e-stipendi-dei-docenti-universitari.flc

    In pratica la parte più consistente dell’adeguamento stipendiale dovuto ai rinnovi dei contratti 2019-2021 della PA noi li vedremo a partire dal 1.1.2024, quando uscirà il DPCM 2024, mentre aspettiamo ancora il DPCM 2023 con una parte più esigua dell’adeguamento. Come ci ha fatto capire Mauro nell’approfondimento del meccanismo di calcolo, quest’anno dovremmo avere il famoso incremento di 0.98% mentre dal prossimo anno l’incremento sarà qualcosa in più del 3.2%.
    Mentre i vari CCNL prevedono il pagamento degli arretrati a partire dal 2019, nel nostro caso non sono previsti; pertanto, in base a questi valori presunti, perdiamo almeno il 4,2% di adeguamento per circa 4 anni (dal 2019 al 2022) ed il 3,2% per 1 anno (il 2023, anno in cui percepiremo anche se in ritardo lo 0,98% di adeguamento).
    Senza parlare poi dei rinnovi CCNL 2022-2024, per i quali già stiamo perdendo il 2022 ed il 2023.
    Ora io non so come sono state calcolate le perdite nell’articolo della CGIL, ma se ognuno di noi calcola la percentuale del 4,2% del proprio stipendio e lo moltiplica per 48 mensilità, e a questo aggiunge il 3,2% del proprio stipendio per 12 mensilità può ottenere le perdite relative al meccanismo di calcolo relativamente ai rinnovi dei CCNL 2019-2021.
    Ho fatto la prova con il mio stipendio ed i valori dell’articolo CGIL sono assolutamente verosimili.
    Penso che questo ci debba far valutare seriamente delle possibili azioni e iniziative da intraprendere a livello di categoria.

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  20. Scusate, ad essere più precisi, il 2019 non andrebbe considerato nei calcoli per noi docenti, in quanto la legge prevede che dovremmo percepire gli adeguamenti dal 1 gennaio dell’anno successivo, pertanto il 4,2% andrebbe moltiplicato per 36 mensilità (anni 2020, 2021 e 2022), ed il 3,2% moltiplicato per 12 mensilità (anno 2023).

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  21. Ma la CGIL, nell’incontro col Governo dello scorso martedì, avrà perorato o meno la nostra causa sull’adeguamento Istat? Io non ne ho notizia .. .. e ho qualche dubbio che alla ‘Triplice’ stiano a cuore i nostri problemi …

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  22. Chissà se il presidente Meloni e i suoi consiglieri sanno che, pagandoci nel 2024 quello che ci spetta di percepire nel 2023 dovranno tassarlo all’aliquota media, come avviene con tutti gli arretrati pagati nell’anno successivo, perdendo così almeno un 10% netto di minore tassazione?

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