L’adeguamento degli stipendi dei docenti e ricercatori universitari è previsto dall’art. 24 comma 1 della legge 448/1998 sulla base degli incrementi medi nell’anno precedente delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contrattualizzati, esclusi il personale di magistratura ed i dirigenti non contrattualizzati
A decorrere dal 1 gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali.
come confermato anche dall’art. 5 comma 1 del DPR 232/2011 che regola il passaggio al nuovo regime della legge 240/2010 (Gelmini)
Fermo restando quanto previsto dall’articolo 9, comma 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, le tabelle di cui agli allegati 1, 2, 3 e 4 sono aggiornate ai sensi dell’articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.
Viene calcolato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e determinato annualmente (entro il 30 aprile) con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), con decorrenza dal 1 gennaio dell’anno in questione (e conseguente corresponsione dei mesi arretrati rispetto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale).
Nel caso in cui tali emolumenti siano corrisposti in ritardo, la tassazione cui saranno soggetti sarà separata rispetto a quella degli altri redditi, come stabilito dall’art. 17 comma 1 lettera b del DPR 917/1986 (anche detto Testo Unico delle Imposte sui Redditi, TUIR)
L’imposta si applica separatamente sui seguenti redditi:
[…]
b) emolumenti arretrati per prestazioni di lavoro dipendente riferibili ad anni precedenti, percepiti per effetto di leggi, di contratti collettivi, di sentenze o di atti amministrativi sopravvenuti o per altre cause non dipendenti dalla volontà delle parti, compresi i compensi e le indennità di cui al comma 1 dell’articolo 47 e al comma 2 dell’articolo 46;
e nella misura stabilita dall’art. 21 comma 1 della medesima norma
Per gli altri redditi tassati separatamente, ad esclusione di quelli in cui alla lettera g) del comma 1 dell’articolo 17 e di quelli imputati ai soci in dipendenza di liquidazione, anche concorsuale, di cui alla lettera l) del medesimo comma 1 dell’articolo 17, l’imposta è determinata applicando all’ammontare percepito, l’aliquota corrispondente alla metà del reddito complessivo netto del contribuente nel biennio anteriore all’anno in cui è sorto il diritto alla loro percezione ovvero, per i redditi e le somme indicati, rispettivamente, nelle lettere b), c-bis) e n-bis) del comma 1 dell’articolo 17, all’anno in cui sono percepiti. […]
Si riportano di seguito i decreti e relativo adeguamento percentuale degli anni precedenti (ricordando che nel quinquennio 2011-2015 tale adeguamento è stato bloccato per i docenti universitari, così come gli scatti stipendiali, e sino al 2018 vi è stato il blocco della contrattazione per tutto il pubblico impiego)
Anno | Decreto | Adeguamento |
2025 | ||
2024 | DPCM 23/07/2024 | |
2023 | DPCM 08/01/2024 (12) | |
2022 | DPCM 25/07/2022 | 0.45% (7) |
2021 | DPCM 15/03/2022 | 0.91% (6) |
2020 | DPCM 13/11/2020 | |
2019 | DPCM 03/09/2019 | 2.28% (3) |
2018 | DPCM 03/09/2019 | 0.11% (2) |
2017 | 0.00% | |
2016 | 0.00% (1) | |
2011-2015 | – | – |
2010 | DPCM 30/04/2010 | 3.09% |
2009 | DPCM 29/04/2009 | 3.77% |
2008 | DPCM 07/05/2008 | 1.77% |
2007 | DPCM 27/04/2007 | 4.28% |
2006 | DPCM 02/10/2006 | 2.23% |
2005 | DPCM 13/04/2005 | 2.82% |
2004 | DPCM 14/05/2004 | 1.38% |
2003 | DPCM 20/06/2003 | 2.75% |
2002 | DPCM 17/05/2002 | 4.31% |
2001 | DPCM 28/05/2001 | 2.60% |
(1) in base alla nota ISTAT di marzo 2016 (qui leggasi il comunicato stampa), restando in attesa di conferma da parte del DPCM
(2) così richiama la circolare 31/2018 della Ragioneria dello Stato sul bilancio di previsione per l’esercizio 2019
(3) valore indicativo in base all’aumento della retribuzione complessiva dei comparti istruzione e ricerca (qui la circolare 31/2018 della Ragioneria dello Stato sul bilancio di previsione per l’esercizio 2019, e qui il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2016-2018 per il personale non docente dell’università), sanità, enti locali e funzioni centrali, e mancando ancora l’adeguamento per il rinnovo dei contratti dei dirigenti. Si veda inoltre il comunicato stampa dell’ISTAT per il trimestre ottobre-dicembre 2018. L’aumento della retribuzione del personale docente sarà (vedi nota della CGIL) di circa il 3.4%, distribuito nel triennio relativo al rinnovo dei CCNL, ovvero uno 0.11% nel 2018 (vedi nota (2), la precedente), un 2.28% nel 2019 e circa l’1% nel 2020 (in attesa degli adeguamenti stipendiali residuali)
(4) si veda la nota precedente per comprendere la motivazione
(5) si veda il link nel mio commento del 14/12/2020
(6) in base al comunicato stampa dell’ISTAT di aprile 2021 si ipotizzava lo 0%
(7) come stimato nella nota ISTAT del 31/03/2022 citata nella circolare #23 del 19/05/2022 del MEF
(8) in base alla nota trimestrale ISTAT del 28/10/2022
(9) in base alla nota trimestrale ISTAT del 31/01/2023
(10) in base alla nota trimestrale ISTAT del 28/04/2023
(11) si veda la circolare del MEF #29 del 03/11/2023, e la nota della CGIL dell’08/11/2023 sulla differenza nel calcolo rispetto alla nota ISTAT
(12) si veda l’interrogazione parlamentare del senatore Francesco Verducci riguardo il ritardo nell’emanazione del DPCM
(13) in base alla nota dell’ARAN del 30/10/2023 (si veda anche il commento di Mauro)
(14) in base alla nota dell’ARAN del 31/01/2024
(15) in base alla nota dell’ARAN del 09/05/2024
(16) in base alla circolare del MEF #16 del 9/04/2024
https://www.forzearmate.eu/2024/04/11/aumenti-contrattuali-in-arrivo-anche-per-i-dirigenti-delle-forze-armate/
Effettuando una ricerca emerge quanto indicato al link riferito ai dirigenti FA
https://m.flcgil.it/universita/docenti/docenti-universitari-adeguamento-istat-2024-sara-al-4-8.flc
Buongiorno..speriamo sia cosi’
https://www.istat.it/it/archivio/296642
Non leggo da nessuna parte 4,8%
Abbiamo ampiamente sviscerato la questione nell’ultimo (più o meno) centinaio di scambi: a differenza di quanto si pensava, non è questa nota pubblicata annualmente a fine aprile a far fede ai fini dell’adeguamento
Se non capisco male, questi sono gli aumenti medi del primo trimestre 2024. Il 4,8% riguarda gli aumenti medi annuali di tutto il 2023 (che noi non contrattualizzati riceviamo a partire dall’anno successivo, quindi da gennaio 2024).
Inoltre, negli ultimi mesi, nei commenti di questo blog si è raggiunta la conclusione che le percentuali da considerare per prevedere i prossimi aumenti NON siano quelle delle “normali” comunicazioni periodiche ISTAT, ma di altre comunicazioni ISTAT, normalmente non rese pubbliche, e approssimate abbastanza fedelmente dalle note ARAN (come riportato nelle note 13 e 14 della tabella sopra).
https://www.anfp.it/dirigenti-sara-del-48-ladeguamento-istat-2024
… forte la formulazione vagamente equivoca del comunicato! In sostanza si intestano il merito di questo adeguamento più sostanzioso dei precedenti 😉
Scusate se la domanda è già stata fatta altre volte ma sono nuovo da queste parti, e il thread non è facilissimo da navigare 🙂
Stando alla prassi, mi chiedevo quando indicativamente si vedrà in busta paga. Gli arretrati da quando sono calcolati?
Grazie mille
Prima deve uscire il DPCM; gli arretrati dal primo gennaio (vedi post)
Rapporto ARAN aprile 2024: https://www.aranagenzia.it/attachments/article/3183/Contr_2024%20-%20I%20trimestre_cambio%20base.pdf.
Si va verso lo 0,4% per il prossimo anno?
Dove lo stai leggendo?
Non capisco come mai e’ apparsa nella tabella con riferimento al (15) la percentuale del 4.3% (assieme a quella del 4.8%). Nel documento del MEF (riferimento 16) che dovrebbe essere attendibile si dice “occorre tenere conto della comunicazione ISTAT riferita all’adeguamento
retributivo per il medesimo anno, pari al 4,80 per cento, che dovrà essere recepita nell’apposito
D.P.C.M. in corso di perfezionamento”.
L’ho aggiunto io, per fare un confronto, visto che ARAN sembrava essere un buono stimatore. A DPCM approvato pubblicherò il dato consolidato.
Un chiarimento su questa ultima nota ARAN che stavo guardando per provare a fare una previsione per il 2025. In realtà per la tabella complesso PA del 30 Aprile si nota una variazione rispetto alla nota precedentemente pubblicata il 31 Gennaio 2024 dove veniva riportata la media del 4,4 (anche se calcolando a mano la media degli aumenti tendenziali si ottiene un 4.625 più vicino quindi al 4.80%). In particolare nella nuova tabella gli aumenti tendenziali del 2022 risultano lievemente modificati come anche quelli del 2023, anche in questo caso si nota una discrepanza tra la media calcolata degli aumenti tendenziali che è 4,51 e non 4.3. La piccola differenza tra le due tabelle deriva dal fatto che la tabella del 30 Aprile è stata elaborata sulla nuova base 2021, come riportato nelle note, mentre la precedente era in base 2015.
Il nostro incremento dovrebbe essere stato calcolato su base 2015 in quanto antecedente, quindi la tabella che si dovrebbe avvicinare di più è quella del 31 Gennaio con media 4.625%. Non mi è chiaro invece da cosa deriva la piccola variazione nel calcolo delle media che gli anni precedenti non si notava, quando è uscito il rapporto a Gennaio mi ero fidato della tabella e non mi ero accorto di questa variazione, che per altro mi conforta in quanto si avvicina al 4.80% stimato da ISTAT.
Quando verrà’ perfezionato secondo voi ?
Per quello che abbiamo visto, direi assolutamente impossibile da prevedere… Le leggi sono fatte per non essere rispettate…
La differenza tra i dati ARAN estrapolati da Mauro ed il valore che probabilmente sarà adottato dal DPCM per il 2024 (4,8%) potrebbe essere dovuto al fatto che i dati ARAN presi in considerazione rappresentano tutto il complesso della pubblica amministrazione (contrattualizzati come il personale scolastico e non contrattualizzati come il personale docente universitario) mentre il valore di aumento ISTAT del DPCM prende in considerazione, secondo la legge 23 dicembre 1998, n. 448, gli “incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive”. Quindi dal dato ARAN 2023 (4,3%) potrebbe essere stato scorporato il dato della pubblica amministrazione non contrattualizzata, arrivando al valore finale del 4,8%.
Gli anni precedenti, che non hanno avuto le grandi variazioni viste nel 2023, queste differenze erano più sottili o addirittura nulle. Ovviamente è una mia ipotesi, tutta da verificare.
Ho fatto una previsione per il 2025 utilizzando la nota ARAN di fine Aprile (https://www.aranagenzia.it/attachments/article/3183/Contr_2024%20-%20I%20trimestre_cambio%20base.pdf), ed in particolare i numeri indice presenti nella tabella a pag. 2 (il solito complesso PA). Notare che 100 = Dic 2021 come risulta nella tabella e dalle note sotto e non Dic 2015, come erroneamente scritto in alto). Utilizzando gli indici ho calcolato gli aumenti tendenziali, ipotizzando che da ora a fine anno non ci saranno rinnovi contrattuali, ipotesi che sembra probabile anche vista la mancata conferma del bonus vacanze per il 2024, l’incremento per il 2025 sarà intorno allo 0.53%. Quello che accadrà infatti è che l’aumento tendenziale a Dicembre 2024 sarà negativo, pari circa -13.9/-14%, proprio per la mancata conferma del bonus vacanze, abbassando la media dei rapporti tendenziali che fino a Novembre 2024 si attesterebbe intorno a 1.9%, portandola a 0.53% circa a fine anno..
Non è uscito nemmeno il DPCM relativo al 2024 e già ci lanciamo in voli pindarici per stimare l’aumento del 2025. Direi, invece, che la cosa più scandalosa è che il DPCM relativo agli adeguamenti ISTAT da pubblicare sulla G.U. si componga di un solo articolo; un articolo di, sì e no, cinque righe. Ma quale sarà mai l’ostacolo insormontabile che impedisce allo scribacchino di turno di battere ste cinque righe e farle firmare al competente ministro, visto che viene pubblicato in G.U. a distanza di 4, 5, 6 o 7 mesi dalla nota della Ragioneria Generale dello Stato? Misteri italiani.
Ciao Paolo,
non si tratta di voli pindarici ma di una stima attendibile di quello che ci dobbiamo aspettare il prossimo anno.
Del resto le proiezioni sono presenti anche nella nota ISTAT di Aprile a pag. 7, che indicano una media annua per la pubblica amministrazione di 0.1%, reperibile al seguente indirizzo:
https://www.istat.it/it/files//2024/04/Comunicato-GENNAIO-MARZO-2024.pdf.
Forse questa proiezione, di cui non si è parlato, ad alcuni era sfuggita.
Il calcolo che ho fatto si basa su principi simili applicati pero’ alle tabelle del complesso PA che fino ad ora sono state discretamente precise, da quando vengono pubblicati questi dati, ovvero dal 2003 ad oggi. L’incognita e’ data da eventuali rinnovi contrattuali entro l’anno che sembrano improbabili, visto anche il mancato rinnovo del bonus vacanze, che ha portato all’inaspettato salto del 2024. Questa norma (anticipo del bonus vacanze) e’ stata per noi positiva in quanto ha portato ad un incremento del 1.4% circa in più per il 2024, incremento che altrimenti sarebbe arrivato solo nel 2025.
Insomma rispetto ai calcoli mi sento abbastanza sicuro, sui tempi dei decreti non mi sento di dire nulla, in quanto si tratta di altra materia.
Ci sono novità o possiamo aspettarci l’ufficializzazione del 4.8% già il prossimo mese? Grazie a chi sa aggiornarci
Ritengo che la CRUI freni, perché gli aumenti, diversamente da come promesso molti anni fa quando il meccanismo è stato messo in piedi, gravano sul bilancio di Ateneo. Credo bisognerà aspettare il decreto per l’FFO 2024.
Possibile. Ma va detto che non è solo la nostra categoria in attesa del decreto. Ci sono ad esempio magistrati, forze di polizia e militari.
No, i magistrati non rientrano, solo docenti universitari e dirigenti FF.AA. e FF.PP.
Non sono compresi i magistrati.
Infatti, se ci fossero stati dentro anche i magistrati, il 1° maggio sarebbe uscito immediatamente il Decreto. Ma loro viaggiano su un’altra dimensione basti pensare che all’epoca del blocco degli stipendi dal 2010 al 2015, loro non furono toccati. Parliamo di stipendi lordi di 120.000 € l’anno, tanto per intenderci.
Gli aumenti per i magistrati sono comunque determinati in funzione di queste percentuali…nella sostanza vale anche per i magistrati
sì, certamente, ma è la tempistica di erogazione degli emolumenti che è differente…
È falso. I magistrati, a titolo di esempio, nel 2021 hanno avuto un aumento su base triennale del 4,85%. Noi dello 0,91% e tra 2021/2022/2023 non abbiamo raggiunto il 2,50% . Non diciamo cose non vere.
A regime è praticamente uguale…è solo una questione di tempistiche triennali invece che annuali…le comunicazioni dell’istat, ad esempio il 4.8% di cui si discute, si riflette anche sull’adeguamento dei magistrati…per quello che possa essere rilevante in questo discorso
Non conosco bene il meccanismo di cui godono i magistrati, ma sappiamo che il nostro sistema di calcolo su base annuale determina, in caso di ritardo nel rinnovo dei contratti, la perdita secca degli arretrati che vengono invece percepiti dai dipenedenti contrattualizzati (e a cui noi stessi avremmo diritto se i contratti fossero rinnovati puntualmente). Ora, mi pare che il calcolo su base triennale possa proteggere, almeno in parte, i magistrati da questa ‘evaporazione degli arretrati’. Mi sbaglio?
Che vuol dire -4,8% inserito nella tabella per il 2024?
Non è un meno, ma un trattino di intervallo tra i due valori-stimatori
Del meccanismo di cui godono i magistrati ho scritto in un post in data 31/12/2023 (17:07)
[MZ] Lo riporto qui per comodità comune: https://www.mauriziozani.it/wp/?p=4077&cpage=5#comment-89631
Quindi, appunto, mi confermi che non è vero che, come qualcuno ha scritto, la differenza sia solo relativa alle tempistiche e che, a regime, il risultato sia ‘praticamente uguale’.
Interessante questo commento di Andrea su cui non mi ero soffermato. In linea di principio i due meccanismi procedono di pari passo triennio per triennio, anche se in usa situazione normale, nel corso dei tre anni gli aumenti possono essere più cospicui prima per l’uno o prima per l’altro a seconda delle situazioni. Pur procedendo in modo simile al nostro, il meccanismo utilizzato per i magistrati sembra ma il range limitato di un anno di osservazione complica parecchi le cose in quanto e’ difficile stabilire quale anno considerare per il calcolo del 30%. essere invece più tollerante ai problemi dovuti ai ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi, mantenendo comunque una certa gradualità degli incrementi. Questo perché gli aumenti in acconto anno per anno all’interno del nuovo triennio sono fissati come il 30% del triennio precedente. Quindi dato un aumento di circa 6.0% per il triennio 2021-23 erogato a partire dal 2024, gli incrementi per il 2025 e 2026 saranno comunque di circa 1.8%, ovvero il 30% dell’aumento triennale precedente. Noi invece, nella situazione che si sta creando con una rincorsa ai rinnovi, avremo aumenti più contenuti all’inizio per il 2025 e 2026, per avere poi un incremento più alto (si spera) alla fine, senza pero’ percepire arretrati. Forse si potrebbe fare una battaglia per ottenere qualcosa di simile per la nostra categoria: la possibilità di ottenere un incremento annuale di almeno il 30% rispetto all’aumento dei contratti collettivi nel triennio precedente nel caso in cui i contratti collettivi non vengano rinnovati entro il triennio in oggetto. Questo risolverebbe in parte il problema degli arretrati persi dovuto ai ritardi.
Intanto, oggi, dal ‘Corriere della Sera’, si apprende che per i Professori Universitari hanno subito un calo nello stipendio medio del 2,9%, passando da 72.682 a 70.604 euro in dieci anni; la retribuzione media dei ricercatori, invece, ha registrato una crescita del 15,4%, da 41.456 euro del 2012 a 47.832 euro del 2022. Una sperequazione assurda all’interno di uno stesso comparto? Vale la pena fare anni di sacrifici per diventare Professore Ordinario?
Il calo dello stipendio medio nel caso degli ordinari suppongo sia dovuto ai pensionamenti che fanno sì che lasci chi aveva in media gli stipendi piú alti che precedentemente era piú facile raggiungere. Per i ricercatori andrebbe capito esattamente a quale figura si fa riferimento…
Si tratta evidentemente di un effetto a regime della norma della legge Gelmini che ha abolito il riconoscimento della carriera al momento del passaggio di ruolo, senza un adeguata revisione delle tabelle delle retribuzioni. Una delle norme di questa legge che ha penalizzato l’esperienza. Se si ha una discreta anzianità nell’immediato la progressione di carriera porta ad uno svantaggio economico, in quanto la tabella di base delle retribuzioni della fascia superiore parte da stipendi più bassi. Quello che accade è che viene comunque confermato lo stipendio che si percepiva nel ruolo inferiore, ma gli scatti biennali cominciano ad avere effetto solo quando lo stipendio tabellare supera il precedente. Il vantaggio economico si ottiene quindi solo dopo diversi anni dal passaggio di ruolo, per i giovani risulta ancora conveniente in quanto le progressioni delle tabelle della fascia superiore sono maggiori, e quindi dopo alcuni anni l’integrale delle somme percepite va a superare quello che si sarebbe percepito nella fascia più bassa. Per i ricercatori o peri i professori di II fascia non lontani dalla fine della carriera il passaggio di fascia porta ad una perdita dal punto di vista economico. Complessivamente il tutto, come riporta il “Corriere della Sera”, ha portato ad un abbassamento medio delle retribuzioni della nostra categoria che va a mangiarsi anche gli adeguamenti istat.
Date un’occhiata a questa tabella (oggi sul Corriere):
https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_giugno_04/stipendi-pubblici-alla-presidenza-del-consiglio-aumentano-del-29-quasi-fermi-per-magistrati-e-prof.shtml
Intanto, oggi, dal ‘Corriere della Sera’, si apprende che i Professori Universitari hanno subito un calo nello stipendio medio del 2,9%, passando da 72.682 a 70.604 euro in dieci anni; la retribuzione media dei ricercatori, invece, ha registrato una crescita del 15,4%, da 41.456 euro del 2012 a 47.832 euro del 2022. Una sperequazione assurda all’interno di uno stesso comparto? Vale la pena fare anni di sacrifici per diventare Professore Ordinario?
Cari colleghi, passiamo tutti al tempo definito, andiamo in università il minimo, e dico minimo, indispensabile, e andiamo a guadagnare quanto ci spetta nel privato. Lasciamo stare pubblicazioni, ricerca, sforzi nel migliorare la didattica, perché non si può lavorare a 50-55 anni per poco più di 3 mila euro al mese, dopo lauree, dottorato, scritto decine e decine di articoli, capitoli, volumi. Il mio idraulico, o un tagliaerba, un infermiere, insomma qualunque lavoratore che abbia un po’ di voglia di lavorare guadagna di più. Ma io sono un professore universitario. Non posso essere un poveraccio, con i vestiti comprati all’ovs e lo stesso paio di scarpe da 8 anni. Ci hanno costretto ad abbandonare l’università, a lavorare il minimo indispensabile, perché non siamo pagati.
Sinceramente credo che il calo sia dovuto alla maggiore proporzione di PA sui professori universtari, non distinguendo la tabella tra PA e PO. Non è assolutamente vero che gli stipendi siano diminuiti come valore assoluto. Poi questo non vuol dire che stipendi più alti considerando il nostro ruolo sarebbero auspicabili. Per Giuseppe chiedo solo per curiosità a quali “taglia-erba” si riferisce quando asserisce di stipendi per loro di 70k euro RAL annuo o superiore…stiamo parlando di narcotraffico 🙂 ?
La tabelle sono effettivamente le stesse aumentate anno dopo anno con l’adeguamento istat, il problema dell’abbassamento della retribuzione media è dovuto al fatto che la generazione del 2022 ha subito una sorte diversa rispetto a quella in servizio nel 2012.
Diversi fattori hanno contribuito al rallentamento delle progressioni di carriera ed economiche:
– il blocco degli scatti dal 2011 al 2015 e dell’adeguamento istat.
– la momentanea trasformazione degli scatti biennali in scatti triennali.
– il ritardo che si e’ innescato successivamente nel rinnovo dei contratti collettivi con rallentamento dell’adeguamento istat, insomma quello di cui si è recentemente discusso..
– ma soprattutto, a mio parere, l’abolizione del riconoscimento di carriera nelle progressioni tra fasce (qui mi sembra che l’unica eccezione siano le chiamate dirette, sbaglio?).
Non c’è un particolare motivo per cui un Professore Universitario dovrebbe ricevere uno stipendio per le sue attività superiore ad un infermiere (ammesso che prenda 70k), anche perchè le ore di didattica sono 120, la ricerca non ha orari definiti, non si timbra un cartellino e, come osservi, è possibile attenersi al minimo, il che non è per nulla disonorevole.
Questo non vuol dire che non debba guadagnare di più, semplicemente non dall’Università, che onestamente è piagata da logiche che fanno fatica a valorizzare i talenti (non dico a premiare il merito perchè espressione stupida e odiosa).
Ritengo che molti di noi abbiano un enorme potenziale intellettuale e conosco personalmente colleghi che guadagnao diverse centinaia di migliaia di euro l’anno, di cui almeno uno che ormai da un po’ supera il milione all’anno.
Giusto per puntualizzare, gli infermieri non sono un esempio calzante, sono pagati pochissimo a fronte di turni massacranti, difatti c’è un calo delle “vocazioni” fra i giovani e si legge di infermieri che emigrano all’estero dove guadagnano molto di più
Nessuna novità sui tempi di emanazione del DPCM avente ad oggetto l’adeguamento Istat del personale non contrattualizzato (e, quindi, di noi docenti universitari)? Mi pare che, dai rumors letti anche qui, il mese di giugno avrebbe dovuto essere quello più in linea con le previsioni sulle tempestiche …. .
Si aspetta una nuova nota di aggiornamento del DEF, forse? Grazie a chi vorrà dare qualche realistica anticipazione (magari avvalorata da indicazioni informali ricevute dal MEF o dalla Presidenza del Consiglio … )
Vi ricordo cher scoleß vuol dire in senso etimologico tempo libero. Cioe’, chi deve andare a lavorare in miniera o a pesca ci va, chi puo’ studiare dedica il suo tempo libero allo studio. La ragione per cui noi facciamo il mestiere che faccia’ e’ un privilegio che abbiamo ottenuto grazie forse alla struttura familiare o sociale da cui proveniamo. Non e’ etico confrontare il nostro stipendio con chiunque, p. es debba timbrare un cartellino … che noi non abbiamo (inclusi i medici). Il confronto, se lo vogliamo fare, va fatto tra il nostro sistema della ricerca e quello di altri paesi. Il salario che abbiamo e’ abbbondante per il minimo che ci e’ richiesto. se noi facciamo il nostro mestiere per il salario e non per il prestigio … abbiamo sbagliato mestiere. Detto questo, il sistema di adeguamento dei nostri stipendi ci ha (leggermente … qualche punto percentuale) penalizzato rispetto ad altre categorie di privilegiati.
Sottoscrivo ogni riga. Io vengo dal mondo reale e sono diventato Professore Universitario in età matura dopo aver raggiunto l’indipendenza economica altrove. Considero un privilegio (sempre in senso etimologico) ricevere uno stipendio ed un ruolo che la collettività mi concede per permettermi di realizzare il mio massimo potenziale e, sperabilmente, di far progredire la società come side effect. Ne sento la responsabilità e mi adopero al meglio per onorare quello che mi è stato concesso.
Per altro, tenendo questa linea, ho avuto innumerevoli opportunità di fare trasferimento tecnologico di alto e altissimo livello. Conseguentemente, anche senza cercare in modo diretto il beneficio economico, è stato inevitabile gudagnare a livelli molto importanti. Quindi, sicuramente lo stipendio di Professore non è altissimo, ma lo vedo come una sorta di “universal base income” che ci mette nelle condizioni di esprimerci al massimo, senza doverci preoccupare di morire di fame o senza dover provenire da famiglie abbienti.
Detto questo, io mi vesto prevalentemente da OVS, salvo alcune polo da 4.65 prese alla Lidl.
Dissento dagli ultimi interventi.
Qualcuno ha scritto di provenire dal “mondo reale”. Non so bene cosa significhi. Io provengo da una famiglia molto povera, decisamente dal mondo reale, dunque. Ho fatto una gran fatica per diventare Associato a 39 anni, in barba a tutta una serie di logiche e privilegi, grazie al mio valore intellettuale e alla mia determinazione. Non ho dunque “raggiunto l’indipendenza economica altrove”, purtroppo. Sicuramente ho scelto questa professione per l’amore verso la mia disciplina e per il “prestigio” sociale (anche se poi tutto questo prestigio ormai non c’è più, o per lo meno non come una volta), ma ho anche BISOGNO di una retribuzione adeguata. Ho forse sbagliato lavoro per questo? Soppesate le parole, perché si rischiano derive pericolose. Chi dice che questo mestiere si fa per il prestigio e non per il salario è probabilmente qualcuno che già prima godeva di risorse economiche superiori alla media. Me ne compiaccio, ma non è così per tutti. Ha assolutamente ragione Giuseppe quando scrive “io sono un professore universitario. Non posso essere un poveraccio, con i vestiti comprati all’OVS e lo stesso paio di scarpe da 8 anni.” Altrimenti, bisognerà dire che può diventare Professore non chi ha le qualità intellettuali per farlo, ma chi ha già un certo gruzzolo in banca. Il che, come mi auguro vi rendiate conto, è un’aberrazione.
Come Associato al livello zero di inquadramento e con l’aumento del costo della vita degli ultimi anni, sostengo che il mio stipendio sia inadeguato al nostro ruolo sociale. Io non faccio il “minimo indispensabile” come Professore; ho un profilo di ricerca internazionale elevatissimo, e non vedo perché devo essere retribuito come chi invece fa il minimo.
Qualcuno dice che, se si è bravi, si guadagna altrove. Questo è probabilmente vero per chi lavora in certi settori (STEM? avvocati?), ma nel settore umanistico questa possibilità è sostanzialmente un miraggio.
Già ci costringono a comprimere la ricerca e la didattica per adempiere a tutte le varie incombenze burocratiche, che si moltiplicano e diventano più cervellotiche di anno in anno (SMA, RRC, autovalutazioni, etc.), che almeno ci retribuiscano in maniera consona, dandoci quel che ci spetta nei tempi giusti. Per molti forse un aumento del 4,8% non è nulla, per me (e presumo per altri) invece è molto.
Bravissimo Domenico. Sottoscrivo in pieno.
Domenico ha ragione a dire che i guadagni esterni sono prerogativa quasi esclusiva dell’ambito STEM, mi scuso, sono stato superficiale. Chiaramente provengo da quel mondo ed avevo in mente quello.
Per tornare in topic e uscire dalla polemica: quali sono le origini delle nostre evidenti limitazioni in termini di leve e come risolvere il problema dei bassi stipendi ?
Magari avessi una risposta. Posso solo condividere la mia esprienza personale, soprattutto riportare il punto di vista di chi viene dal mondo reale (o esterno, o come volete chiamarlo, comunque quello “unsafe”).
In ambito STEM, parlo per il mio dipartimento, ma anche per quanto posso dire degli Atenei vicini, c’è una grande resistenza a lavorare con l’industria e, quando lo si fa, lo si fa di malavoglia e ci si arrende alla prima difficoltà. Questo contribuisce a dare un’impressione molto negativa delle competenze accademiche, lasciando pensare che noi si sia giusto in grado di scrivere paper sviluppando metodi che nella pratica non devono funzionare. Non so se sia vero, ma nella sostanza l’impressione che l’industria ha sviluppato è che se domani si chiudesse l’Università (salvo per la didattica) non cambierebbe nulla in termini di avanguardia scientifica e tecnologica. Il risultato è che siamo considerati quanto meno mediocri. Del resto io stesso vengo osteggiato nel modo più aggressivo possibile (all’interno, all’esterno si azzuffano per la mia attenzione).
In ambito NO-STEM, salvo le professioni, che sono un tema del tutto diverso, manca un’alleanza con gli STEM ed un rispetto reciproco. Io non parlo molto con i NO-STEM perchè quasi invariabilmente mi considerano un mezzo cretino, capace solo di scrivere formule e impermeabile alla bellezza della cultura umanista. Siccome mi importa fino ad un certo punto, li lascio fare, ma così non può funzionare. Se il tema è riconsolidare il nostro impatto verso l’esterno e, di conseguenza, poter puntare ad una migliore considerazione, l’unica speranza è essere compatti, perchè per chi sta fuori sparare su chi studia cose che non hanno applicazioni pratiche è fin troppo facile. Ma a farglielo notare si rimediano prevalentemente insulti.
Poi per carità, può anche essere che la ricerca pubblica sia semplicemente finita e che il futuro siano i grandi gruppi privati, che ormai dettano la rotta in quasi tutti i campi, dallo spazio all’AI.
Ritornando all’oggetto principale della discussione, osservo che se il decreto lo dovessero pubblicare in ritardo, come è successo l’anno scorso, gli arretrati verrebbero tassati con tassazione media, questo comportando in genere un beneficio fiscale, seppur leggero.
Io, invece, mi auguro che non venga superato l’anno solare perché, come ho scritto in un precedente commento, il mio Ateneo ha scelto di non pagare gli arretrati ai ricercatori dell’anno 2023, ma solo il mese di gennaio 2024.
Se il tuo Ateneo ha fatto una scelta del genere solo verso i ricercatori (di quale tipo poi? Tutti o solo quelli a tempo determinato?) e non verso gli associati e gli ordinari, ci sarebbero gli estremi per un ricorso amministrativo. Mi pare una scelta grave, tale da potere, poi, essere emulata da altri Atenei in difficoltà economica o solo desiderosi di compiere economie di bilancio …. . Ecco perché una reazione dovrebbe essere posta in essere, oltre che per un mero senso di giustizia.
Non è una cosa che si può “scegliere” se riconoscere o meno… ma di cosa stiamo parlando? Della paghetta? Di un premio? Della mancia di nonna per l’aiuto in casa?! Roba da matti.
Solo i ricercatori a tempo determinato (sia tipo a che b).
E cosa dovrei fare secondo voi?
Non so quale sia la categoria di docenza universitaria alla quale appartieni, ma, ipoteticamente, io inizierei ad interrogare per le vie brevi il Rettore e il Direttore Generale e cercare, così, di capire quale risposta potranno offrire. Di conseguenza, poi, sviluppare il percorso ulteriore …
Gentili Signori (non vi offendete, ma mi hanno insegnato che essere un signore è più difficile che essere un professore),
Se c’è davvero qualcuno che pensa che un Professore associato (età media tra i 37 e i 47 anni) debba guadagnare 2600-2800€, o che un Professore ordinario (età media 45-55 anni) debba guadagnare 3200-3500€, in un paese occidentale, membro del G7, o non ha mai viaggiato in altri paesi sviluppati, o è chiaramente in malafede, oppure è semplicemente un folle o un autolesionista. Signori, in nessun paese sviluppato un colletto bianco (anche se OVS) guadagna meno di 8-10 mila euro al mese. Negli Stati Uniti, un ragazzo neo assunto, part-time, da Burger King o da McDonalds, guadagna più di un Professore associato in Italia. Mi dispiace, è la realtà, ma siamo quasi tutti (circa l’80%) dei poveracci in confronto ai colletti bianchi dei paesi sviluppati (e io mi considero, e non me ne vergogno assolutamente, un colletto bianco). Stiamo qui a pregare per un aumento di 80-100€ al mese, quando il mio idraulico li guadagna, in nero, in 20 minuti…
Giuseppe, quello che scrivi è sacrosanto. Tutto vero!
Il problema è che la cultura fa paura all’establishment, in quanto le persone con capacità critica sono difficilmente influenzabili. La soluzione è solo nella diffusione della cultura facendo in modo che “isola dei famosi”, “grande fratello” (limitato esempio), ecc. diventino quello che realmente sono: sciocchezze! Diffondere cultura, capacità critica e maturità intellettuale deve essere l’impegno prioritario perché è la sola via del cambiamento in meglio.
Allora si che i c.d. colletti bianchi diventeranno più preziosi di “madre natura” rappresentata dalla bella ragazza in mini-bikini, che tra l’altro, guadagnerà anche più di te!
Basta la chiusa a qualificare la profondità di questa riflessione
Inizia a cambiare idraulico, limitando la tua complicità al nero in Italia. Poi magari fai una ricerca google per verificare in quanti Paesi UE i docenti universitari nei rispettivi sistemi pubblici guadagno €8-10k / mese.
Credo sia più utile limitare questo spazio ad aggiornamenti fattuali e domande inerenti il tema in oggetto della pagina. Grazie in anticipo a chi fornisce informazioni utili.
Detto che in Italia tutti gli stipendi, in generale, sono di molto al di sotto della media europea, concordo sul fatto che ci si debba concentrare più sulla pubblicazione del DPCM, come sempre in ritardo sulla tabella di marcia e forse per questo ci spazientiamo e parliamo di tante cose che c’entrano pochino col focus del problema.
Carissimo Dario,
Mi sembra illegale concedere gli arretrati degli adeguamenti solo ad
alcune classi (nella fattispecie PO e PA) e non ad altre, tipo RTDB o RTDA.
Credo che adesso molte universita’ abbiano una pagina pubblica (o semipubblica)
con le tabelle stipendiali che servono per il calcolo dei costi dei progetti
competitivi (PRIN/Europei etc). Ti segnalo le tabelle dell Uni Trieste
https://www.units.it/intranet/tabelle_stipendiali/?file=tab.php&ruolo=RD
oppure quelle dell Uni Udine.
https://servizi.amm.uniud.it/stipenditabellari/
I valori riportati nelle tabelle sono quelli legali per tutte le universita pubbliche
italiane (per le private non saprei). Da queste tabelle puoi verificare se ci siano
errori o mancanze nei tuoi cedolini.
Credo che ci sia un po’ di confusione. Quanto dice non c’entra nulla con quanto affermavo, che è una mera questione fiscale. Inoltre il singolo ateneo non ha la possibilità di decidere su adeguamenti di singole categorie. Credo che le convenga consultare semplicemente le tabelle stipendiali.
Appunto.
Buon giorno…..Voglio solo richiamare l’attenzione in merito al DPCM 3 GIUGNO 2024 (DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 3 giugno 2024 – Adeguamento triennale degli stipendi e delle indennità del personale di magistratura ed equiparati – , pubblicato oggi in gazzetta ufficiale, con il quale si è aumentati del 6,69 % (aumento triennale pari al 2,01 % all’anno) tutte le indennità dei magistrati…..
In gazzetta ufficiale è stato pubblicato il DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 3 giugno 2024 Adeguamento triennale degli stipendi e delle indennità del personale di magistratura ed equiparati. (GU Serie Generale n.141 del 18-06-2024)
Questo è l’incremento stipendiale dei magistrati nel triennio 2021-2023:
“Preso atto che, con nota in data 27 marzo 2024, protocollo generale n. 0845583/24, l’Istat ha comunicato alla Presidenza del Consiglio dei ministri che, in accordo con quanto previsto dalla metodologia condivisa dalla Ragioneria generale dello Stato con la predetta nota
del 24 novembre 2020, la variazione della retribuzione media pro capite complessiva dei pubblici dipendenti, esclusi il personale di magistratura e i dirigenti non contrattualizzati, nel triennio 2021-2023, è pari a +6,69 per cento”
Facciamo un raffronto:
nel 2021 l’incremento che, invece, come categoria ci è stato riconosciuto è pari allo 0.91%;
0,45% nel 2022;
0.98% nel 2023.
Questo comporta un aumento complessivo nello stesso identico triennio (2021 – 2023) del 2,34% a fronte di un 6,69% riconosciuto ai magistrati.
La differenza è abissale!!!!
I magistrati, infatti, nello stesso arco temporale hanno ricevuto un incremento degli emolumenti quasi triplo rispetto a noi pur avendo un sistema di adeguamento stipendiale che si basa su un meccanismo di calcolo simile.
A questo punto, secondo me ci sarebbero gli estremi di un ricorso perché situazioni simili non possono essere trattate in maniera cosi palesemente difformi.
E non solo! Pare che vi sia un contenzioso sull’algoritmo ISTAT instaurato dall’ANM:
https://dirittoeconti.it/news-anticipazioni/7929/ (altezza nota 18).
Ma non bisogna considerare anche il 4.8 o circa del 2023? In tal modo sarebbe circa lo stesso aumento. Del resto in passato qualcuno aveva fatto delle simulazioni e si era visto che non vi erano differenze importanti tra i due sistemi.
Per il raffronto tra noi e i magistrati vanno considerati gli aumenti tendenziali medi riscontrati nel triennio 2021-2023 che sono per noi: 0.45, 0.98, 4,80, non quanto abbiamo percepito noi. Si ottiene un totale di 6.23, quindi non lontano dal 6.69 dei magistrati. Questo aumento non verrà erogato tutto perché i magistrati hanno già percepito gli acconti del 30% dell’aumento del triennio precedente nel 2022 e nel 2023, ci sarà quindi un conguaglio. Il vantaggio che hanno i magistrati e’ che questa cifra verrà considerata per determinare gli acconti nella forma del 30% per gli anni 2025 e 2026, mantenendo una buona progressione del 2% circa anche in mancanza di rinnovi contrattuali, mentre per noi che procediamo anno per anno si prevede un misero 0.1% circa per il 2025. In sintesi il meccanismo dei magistrati si adatta meglio ai rinnovi tardivi dei contratti collettivi in quanto si basa su 3 di osservazione sulla base dei quali vengono stabiliti acconti per gli anni successivi.
Essendo aumenti % annuali, non dovremmo moltiplicarli (anziché sommarli) per valutare l’incremento % nel triennio? Intendo 1.0045*1.0098*1.048=1.063 cioè un aumento del 6.3% ?
Anche se con numeri così piccoli rispetto all’unità la differenza è lieve…
Hai ragione Maurizio, perdonatemi la semplice somma non e’ corretta, ma con queste percentuali l’errore che si ottiene sommando e’ minimo, non va a colmare la differenza con i magistrati, ne soprattutto le differenze macroscopiche che si notano nelle tabelle.
Adeguamento triennale per i magistrati uscito oggi in gu. +6,69%
E’ il momento di aprire un contenzioso… anche perché il meccanismo è lo stesso però loro hanno sempre di più e prima… come possiamo sostenerci magari inserendo anche forze di polizia all’interno visto che anche loro sono nella stessa situazione? C’è un modo per presentare ricorso raccogliendo le firme di tutti ?
Pubblicato in Gazzetta ufficiale il DPCM 3 giugno 2024 che prevede gli aumenti Istat per i Magistrati ed Avvocati dello Stato nella percentuale del 6,69%, con acconti per il 2025 ed il 2026.
Tempo addietro un partecipante alla chat, di cui non ricordo però il nome, disse che avrebbe proposto il ricorso a degli amministrativisti di sua conoscenza………….ma non se ne è più saputo nulla
Forse questo: https://www.mauriziozani.it/wp/?p=4077&cpage=6#comment-90944
Ciao, ero io. Siamo in attesa dei calcoli precisi da parte di un collega membro di grande organizzazione sindacale. Senza questi è assai difficile, per non dire impossibile, procedere. Spero di aggiornarvi presto.
Caro Mauro mi rivolgo a te perché tu possa darci qualche elemento utile su cui basare un nostro ricorso. L’intervento apparso all’indirizzo
https://dirittoeconti.it/news-anticipazioni/7929/
può sembrare un ‘pippone’, ma contiene molti dati utili
Ho letto questo articolo (https://dirittoeconti.it/news-anticipazioni/7929/) che e’ interessante, ma da una prima analisi emergono molte imprecisioni soprattutto nella tabella dove viene fatto il confronto tra noi ed i magistrati. Nonostante queste imprecisioni ho verificato alcuni riscontri su Web ad esempio ho trovato riferimenti (ma non il testo) al DPCM del 15 maggio 2006 n.1425, che stabilisce un aumento del 12.30% per i magistrati.
Confrontando questa percentuale con la somma degli aumenti da noi recepiti nel 2006, 2005 e 2004 che in totale sono 6.43% si nota una differenza macroscopica che fa pensare a meccanismi di calcolo diversi, ovvero sembra che le categorie di dipendenti pubblici utilizzate per fare le medie non sono le stesse. Mi piacerebbe leggere il testo di questo DPCM per capire da dove viene questo importo, si tratta di una stima fornita da ISTAT o di qualche eccezione (dati non disponibili) in quanto dalla tabella la cifra e’ uguale a quella del triennio precedente?
Da notare inoltre che per somme superiore ai 53000 Euro questo adeguamento e’ stato ridotto del 30% nella finanziaria del 2007. Invece per il triennio precedente il nostro incremento sarebbe:9.66% e non 9.00% come riporta la tabella, che si dovrebbe confrontare di nuovo con il 12.30% per i magistrati, ma del relativo decreto del 2003 non ho trovato ancora riferimenti. Insomma e’ necessario approfondire ulteriormente.
Probabilmente la differenza consiste proprio nel 4.5-4.8 (numeri inseriti da M. Zani in testa alla pagina) che e’ stato calcolato per le nostre categorie per il 2023. I conti tornerebbero abbastanza. Resta il fatto che per noi i tempi sono comunque apocalittici.
I meno giovani ricorderanno che fino a qualche anno fa l’adeguamento ISTAT era comune tra magistrati e professori universitari.
Il distacco tra i magistrati e i professori universitari nel calcolo dell’adeguamento ISTAT dello stipendio risale al 2010. In quell’anno, la normativa introdusse una diversificazione nei criteri di adeguamento stipendiale per le due categorie, che prima di allora avevano subito adeguamenti paralleli basati sugli stessi parametri ISTAT.
Il Decreto Legge 78/2010, convertito con modificazioni dalla Legge 122/2010, stabilì un blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, inclusi i professori universitari, che durò fino al 2015. Durante questo periodo, le retribuzioni dei magistrati, pur essendo anch’esse soggette a restrizioni, furono trattate in modo differente, con una parziale applicazione degli aumenti automatici previsti dai meccanismi di adeguamento ISTAT.
Questa differenziazione ha portato a un disallineamento tra le dinamiche stipendiali delle due categorie.
Per la cronaca, nel 2010, il governo italiano era presieduto da Silvio Berlusconi. Il suo governo, conosciuto come il quarto governo Berlusconi, fu in carica dal 2008 al 2011. Durante questo periodo, il governo era composto da una coalizione che includeva il Popolo della Libertà (PdL), la Lega Nord e altri partiti minori.
Nel 2010 era Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, famoso per aver dichiarato, nel 2010, che “con la cultura non si mangia” (come risposta alla critica sulla mancanza di investimenti e attenzione alla cultura da parte del governo) e Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca era Mariastella Gelmini, famosa per aver dichiarato che esisteva un tunnel tra il Gran Sasso d’Italia e il CERN (La dichiarazione è contenuta in un comunicato stampa emesso dal Ministero il 23 settembre 2011 per congratularsi con i ricercatori italiani per il risultato dell’esperimento OPERA, che aveva rilevato neutrini viaggiare a una velocità superiore a quella della luce. Il comunicato menzionava esplicitamente un tunnel di 730 km tra il Gran Sasso e il CERN).
Il meccanismo di adeguamento automatico dei magistrati ha basi simili ma un andamento triennale dissimile: il primo anno è su base di dati certa, il secondo su dati semi-definitivi e il terzo previsionali. E, se ben ricordo, il meccanismo di calcolo è stato rivisto di recente (https://www.mauriziozani.it/wp/?p=4077&cpage=5#comment-89631). Inoltre, dal 01/01/2003 al 01/01/2012 “le retribuzioni dei magistrati sono cresciute del 10,51% in più rispetto a quelle del personale non contrattualizzato”. È un dato che ricavo da https://dirittoeconti.it/news-anticipazioni/7929/, contributo nel quale si affrontano varie questioni del meccanismo di calcolo: media aritmetica vs media ponderata, arretrati da CCNL da includere nel calcolo, copertura delle categorie da parte dell’INPS e altre criticità! Siccome il passato è per l’appunto passato, direi di iniziare a raccogliere – oltre alle informazioni sulle quote per partecipare a un eventuale futuro ricorso – anche elementi di conoscenza per gli avvocati che dovranno istruirlo. PS Ricordo un nostro ricorso, al quale partecipai versando discrete lire, sanato ora per allora da Tremonti. E poi come non ricordare come si è risolta la questione TFS/TFR? Questo un tanto per ricordare come vengono risolte le questioni di diritto alla retribuzione dovuta di fronte ad esigenze di bilancio.
Governo: adeguamento degli stipendi e delle indennità del personale di magistratura
Pubblicato il 19 Giu 2024. Il Consiglio dei Ministri ha pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 141del 18 giugno 2024, il DPCM 3 giugno 2024, con l’adeguamento triennale degli stipendi e delle indennita’ del personale di magistratura ed equiparati.
INCREMENTO del 6,69% con ULTERIORE INCREMENTO per anni 2025 e 2026, del 2,01 %
a titolo di acconto sull’adeguamento triennale successivo.
Bene perfetto! Sappiamo tutti dei magistrati! Ragioniamo un attimo su di noi e sul nostro ricorso? Ebbene, a chi ha la pazienza e la preparazione per comprendere leggere https://dirittoeconti.it/news-anticipazioni/7929/ grazie! Mauro ci dai una mano ?
Ci provo, nelle tabelle presentate in questo documento con i relativi DPCM per i magistrati diverse cose non tornano. Sembra che il calcolo per i loro incrementi consideri categorie della PA diverse rispetto alle nostre.
Inoltre non mi torna come vengono calcolati i nostri incrementi nella tabella di comparazione, vorrei capire come mai, si tratta di errori o qualcosa mi sfugge?
Se e’ reperibile da qualche altra parte la sequenza di incrementi stabiliti dai DPCM per i magistrati sarebbe utile per un controllo. Partendo da questi potrei produrre una tabella comparativa. In questo momento la differenza importante che emerge tra i due meccanismi è che il meccanismo dei magistrati tollera meglio i ritardi nella concettualizzazione collettiva e permette tramite il meccanismo degli acconti, di risolvono in parte il problema degli arretrati.
Un argomentazione concreta che che possiamo utilizzare, soprattutto se non verranno fatti rinnovi dei contratti collettivi nel 2024, e’ chiedere l’applicazione della clausola che prevede in mancanza di dati lo stesso importo dell’anno precedente, o almeno acconti in modo simile ai magistrati.
Per te Mauro: questi sono i dati che sono riuscito a trovare, sperando che siano corretti.
https://www.magistraturaindipendente.it/adeguamento-economico-e-indennita–sedi-disag.htm
L’importo complessivo degli aumenti per il triennio 2006/2008 ammonta circa al 10,16% (per il triennio 2003/2005 era del 12,30%).
2009-2011 (5,41%) e 2012-2014 (0,01%): dati qui https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2015-09-10&atto.codiceRedazionale=15A06752
2015-2017 0,62% (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/03/26/21A01721/sg)
2018-2020 4,85% (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/09/24/21A05645/sg)
2021-2023 6,69%
Gli aumenti di cui si parla per gli insegnanti, nel caso si concretizzassero, avranno effetto sul nostro aumento nel 2025?
Paolo
Molto interessante il ricorso. Credo che ci siano seri elementi per farlo. Invece, cambiando leggermente discorso, qualcuno sa quando uscirà il famoso DPCM che ci riconosce il nostro 4,8%? Un sindacato di polizia di solito bene informato parlava di giugno, ma… ancora nulla!
Il documento della ragioneria del 9 aprile parla di DPCM in corso di perfezionamento! Online, da qualche parte, ho letto che il tempo medio di perfezionamento è di 55/60 giorni!!! Inoltre, mi risulta che l’ISTAT ha comunicato gli aggiornamenti (magistrati e non contrattualizzati) il 27 marzo di quest’anno. L’anno scorso, se ben ricordo, il DPCM in corso di perfezionamento per il 2023 è stato annunciato intorno alla metà di ottobre o giù di lì. Poi il decreto è arrivato l’8 gennaio 2024. Non resta che monitorare la GU serie generale nella speranza di trovare a breve anche il nostro DPCM: entro giugno o prima parte di luglio.
Il totale nostro e quello dei magistrati dal 2003 a oggi non sono così diversi. Può essere ci sia un leggero lag dovuto al diverso sistema di calcolo. State sereni!
Mauro, a te risulta sia come sostiene Gianni?
In realtà all’aumentare dei numeri in gioco la differenza tra la somma ed il calcolo corretto delle percentuali sale in quanto il peso delle percentuali acquisite si propaga. Ne risulta che dopo il 2006, a partire dal 2007, gli aumenti per i magistrati sono stati del 31.16% mentre noi 26.81%.
Non e’ comunque una grossa differenza.
Se si parte dal triennio precedente il divario aumenta: 47.29% dei magistrati verso un totale di 35.13% per noi, ma questo non significa necessariamente un grosso divario in quanto mancano i dati degli anni ancora precedenti.
Se partiamo dalle date successive al blocco (ovvero aumenti dal 2016 in poi) gli aumenti per i magistrati sono stati del 12.84% mentre noi 11.70%, si va quindi di pari passo, ma prima del blocco erano stati previsti acconti dell’1.62% che sono stati percepiti nel 2013 e 2014 dai magistrati, questi vanno ulteriormente ad incrementare la differenza. 16.52% vs 11.70% a vantaggio dei magistrati.
Dopo il blocco i magistrati sono stati più lenti a partire, 0,19% nel 2019 vs 2.28% per noi nel 2019.
A regime invece con i successivi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi il meccanismo dei magistrati si e’ mantenuto più progressivo mitigando gli effetti della mancanza di arretrati. Ad esempio, l’incremento per il 2022 e’ stato 1.46% per i magistrati vs 0.45% per noi. Quello del 2023 1.46% per i magistrati mentre 0,98& per noi. Ma soprattutto nel 2025 in mancanza di rinnovi per il triennio 2022-2024 l’adeguamento dei magistrati sarà comunque del 2.01% mentre per noi solo 0.53% circa derivante dagli ultimi rinnovi del triennio passato avvenuti nel 2024, come avevo scritto in un mio post precedente.
In sintesi, visti i dati degli ultimi anni non sembrano esserci grosse differenze nel meccanismo di calcolo.
Risultano invece chiari i vantaggi che derivano dalla determinazione di acconti, sia al momento del blocco che in presenza di ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi, unitamente al problema collegato della mancanza degli arretrati quando i rinnovi arrivano.
Sarebbe quindi sensato chiedere l’applicazione della norma che prevede la conferma dell’adeguamento dell’anno precedente in caso di mancanza dei dati, ed in seconda istanza almeno. la determinazione di un acconto con criteri simili a quelli dei magistrati in caso di rinnovi tardivi.
Grazie Mauro per il tuo contributo che chiarisce la ‘leggera differenza’, che comunque sono bei quattrini in meno! Francesco, visti i dati, potresti farci sapere modalità e quote per un eventuale ricorso? In alternativa, a quanto ho letto, siccome un sindacato ha già avviato un monitoraggio sulla nostra situazione, suggerirei di passare la ‘palla’ a loro. Altri suggerimenti?
So che in queste settimane si parla molto, lato CNR, del rinnovo del contratto. Qualora avvenisse entro l’anno, ci permetterebbe di avere un adeguamento nel 2025 ?
Ho sommato semplicemente i dati in tabella in alto alla pagina (relativi ai prof) e confrontato il risultato con la somma di quelli riportati da Andrea qui sopra (relativi ai magistrati)
L’adeguamento stipendiale per i magistrati è già sulla Gazzetta Ufficiale n. 141 del 18 giugno 2024. Viene confermato il 6,69 indicato sopra.
Buongiorno a tutti. Qualcuno ha delle novità in merito all’approvazione del DPCM? Possibile che nessuno sappia nulla e che si vada avanti con ritardi inspiegabili?
Niente di inspiegabile. Il solito palese disinteresse nei confronti delle categorie interessate.
Temo che il problema sia il cronico deficit delle casse dello Stato, poi dovendo scegliere quale categoria privilegiare e quale penalizzare mi sembra evidente che la Magistratura abbia sempre un occhio di riguardo. Anche per i dirigenti delle FF.AA. e delle FF.PP., categoria di cui faccio parte, i benefici dei rinnovi contrattuali arrivano sempre con tempi ….postali
Sarebbe interessante bloccare gli esami per il mese di luglio. Avremmo l’attenzione del paese immediatamente. Ogni famiglia ha un figlio o un nipote o un conoscente che deve dare un esame nelle prossime settimane.
Credo che la questione del confronto con i magistrati sia importante, non per dar sfogo a invidie di categoria, ma per capire meglio le criticità del nostro sistema di calcolo. Il punto fondamentale, correggimi Mauro se ho capito male, è questo: anche se a regime le percentuali di incremento fossero identiche (e in realtà non lo sono) il calcolo triennale con acconto fa sì che i magistrati risentano meno di noi del ritardo nel rinnovo dei contratti perché percepiscono sotto forma di acconto una buona parte di quegli arretrati che invece noi perdiamo completamente. Non sono spiccioli, ma, come si era calcolato, diverse migliaia di euro.
Ogni qual volta viene rinnovato un contratto retroattivamente (praticamente sempre) bisognerebbe corrispondere gli arretrati con la corretta decorrenza, questo equivale al ricalcolo degli adeguamenti annuali stabiliti da DPCM. Il sistema è strutturalmente marcio perché, ovviamente, sarebbe improponibile una rivisitazione continua delle percentuali. Risultato? I ritardi sono una “manna” per i governi, visto che li paghiamo noi. L’ammontare delle perdite nell’arco temporale di un decennio è notevole. Si potrebbe recuperare qualcosa facendo un falò di tessere sindacali.
Esattamente questo è il punto, il calcolo degli acconti basati su un triennio di osservazione permette ai magistrati di percepire aumenti anche senza rinnovi nei contratti collettivi. Detto in altre parole. i Magistrati avranno aumenti del 2% circa nel 2025 e nel 2026 anche se nel 2024 e nel 2025 non verrà rinnovato nessun contratto collettivo per il triennio 2022-24. Mentre per noi, forze dell’ordine e forze armate, nella stessa situazione, spetterebbe uno 0.53% circa nel 2025 seguito da uno 0% nel 2026. Si tratta comunque solo di un miglioramento parziale riguardo al problema degli arretrati in presenza di ritardi nei rinnovi dei contratti collettivi, in quanto gli arretrati dei rinnovi contrattuali tardivi del triennio 2022-24 arriveranno a partire dal 2022. I magistrati li riceveranno a partire dal 2025 e noi invece solo nel 2026 solo se ci saranno rinnovi nel 2025.
Purtroppo, e ne sono sempre più convinto, lo sciopero si sarebbe dovuto proclamare, in passato, molto tempo prima, al momento del decreto-legge Gelmini che bloccò di un anno (con la scusa del sorteggio) i concorsi locali e, poi, con il varo della sua famigerata riforma … (che neanche il PD ha avuto mai il coraggio di rinneggare e, quindi, di emendare). Per non parlare del blocco degli scatti ai danni dei soli docenti universitari; blocco che Renzi volle e attuò …. salvo la breve (ma positiva) parentesi riparatoria della Fedeli.
Di cosa stiamo parlando allora?
Il blocco degli scatti è del 2011; il governo Renzi s’insedia nel 2014.
Certo. Il Governo Berlusconi ne fu il primo artefice… ma il Governo Renzi sbloccò gli scatti per tutta la pubblica amministrazione … prorogando di un anno lo stallo solo per la docenza universitaria. Ne è testimonianza di ciò il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria e l’impegno del compianto Prof. Ferraro, che in modo veemente lottò per ottenere un cambiamento di disciplina legislativa.
Quindi, il PD non va assolto …. ma delle decisioni negative che sono passate sulle nostre teste è assoluto compartecipe … mi spiace dirlo … .
Basta notare che la riforma Gelmini, anche nei Governi di centrosinistra, non è affatto stata modificata in meglio …. .